BULGARIA RURALE: TRA CASE BALCANICHE 

CARRETTI  MACEDONI E TAPPETI TURCHI

 

Sopra:Koprivishtica, sidecar

Bulgaria luglio 2018

Nonostante la bellezza e l’importanza dei suoi monasteri e la storica attività intellettuale di monaci e pope, la più interessante anima bulgara rimane quella laica, agricola e contadina. Che non è affatto triste, come credono tanti in Occidente, anche se è stata abbandonata sempre dai suoi padroni, turchi prima  sovietici poi, e lasciata a se stessa con una notevole perdita di riferimenti etici: “senza speranze e senza Dio”. Quella contadina - in un paese che economicamente è cresciuto assai negli ultimi dieci anni ma dove uno su cinque è ancora a rischio povertà - pare oggi un’anima sfuocata, scavata come i volti dei suoi interpreti. Come quelli dei pastori fagocitati dal microbico Partito della Festa di San Giorgio che ogni 6 maggio sfilano per le vie di Sofia onorando il “santo marziale” (il Georgiovden) .

Sotto; pope nel monastero di Bachkovo


San Giorgio in Bulgaria è anche il protettore di tutti gli allevatori che sono tanti in un tollerante e autentico paese montuoso dove corrono per le strade malmesse più carretti trainati da asini, muli e cavalli o arrugginiti trattori rossi di sovietica memoria (i Bulga) che auto. Tanti come i carri “gipsy” che stropicciano gli acciottolati nei villaggi di Žeravna, Bansko, Trjavna,  Koprivštica e Melnik. Tra fascinose architetture borghesi di legno vivo e cesellato e sultaniali dimore dalle facciate concave e convesse: un po’ turche, con le stanze dai soffitti cassettonati e intagliati a motivi floreali, porte blindate-ferrate-chiodate e materassi di kilim a righe bianche, verdi, gialle e rosse; e un po’ balcaniche con gli zoccoli di pietra a secco, i grandi balconi aggettanti sui cortili e le finestre sporgenti incise e decorate come le iconostasi della Trasfigurazione. Le ha descritte Elias Canetti ne “La lingua salvata”, le mushrabiyyat di memoria macedone,  nelle poche righe dedicate alla sua infanzia spesa nella bulgara  Ruse affacciata al Danubio proprio davanti alla sponda rumena.

Sotto; cupola del refettorio del monastero di Rila

Sotto Koprivishtica case tipiche del XVIII secolo

  Le case più eleganti sono quelle dei commercianti che accettarono di collaborare con i dominatori turchi che tennero in scacco il paese per circa 5 secoli.  Denunciavano i fuori-legge, i piccoli Robin Hood protagonisti di leggendarie canzoni popolari, e ricevevano in cambio economici privilegi. Per difendersi dagli hajduk, come si chiamavano i contestatori del regime sultaniale, ma talvolta dalle prepotenze dell’esercito turco, i ricchi mercanti barricavano le case di legno come forzieri con splendide porte chiodate, inferriate sinuose e cassa-forti nascoste tra indecifrabili boiseries disegnate con astratti motivi geometrici.

Sopra e sotto: Zeravna, casa del sindaco


Il colmo, fra gli avidi proprietari di questi sobri ed eleganti edifici (rimasti intatti, ben restaurati e poi trasformati in musei) fu raggiunto dal sindaco di Žeravna. Il taccagno commerciante, assediato e minacciato dai “banditi dei boschi”, prima di fuggire non fece in tempo a ricordarsi neppure dove e come aveva celato i soldi tanto che oggi gli abitanti del villaggio ne stanno ancora cercando il bottino. Lo celò forse nel sajvant, il tipico piano terra a terrazza aperto sulle stanze, i depositi e la bottega; o forse nel cardak, il primo piano collegato al cortile da una scala in legno, che accoglie le parti nobili e cioè la mensofa, che è la balconata interna dedicata ai ricevimenti; o nell’asmak che è un grande camino aperto con una copertura conica di castagno scuro elevata su materassi di kilim e rotoli di tessuti orientali. Visto in penombra illuminato a lume di candela, l’asmak sembra un gelatone capovolto: una cialda al cioccolato su mousse di fragola, limone e pistacchio.

Zeravna artigiano

Simili ma più piccole, sono quasi trecento le “choco-houses” del XVI, XVII e XVIII secolo che si arrotolano nel centro del paese intorno a un’osteria di legno che, tra gatti bianchi e gatti neri e tra musiche zingare e profumi orientali, è l’anima pettegola di Žeravna. Ma tutte assieme comunque neanche occuperebbero Place de la Concorde a Parigi.

sotto: tipico carretto bulgaro

sotto:case balcaniche a Koprivishtica


Più strutturato il villaggio di Bansko, mecca dello sci bulgaro. Alle propaggini dei Pirin (dallo slavo Perun, lampo o tuono) sempre incappucciati di neve, nel 1870 con novemila abitanti era popolato quanto Sofia. Ai tempi napoleonici era già un importante centro commerciale e culturale tanto che forgiò una propria lingua parlata, idiosincretista, dalle vocali doppie e allungate e le consonanti sonore e melodiche. Vanto del paese è la più vecchia chiesa bulgara dedicata alla Vergine che protegge una icona funebre dipinta da Tomas Vishanov Molera che fondò la scuola pittorica locale operosa con successo anche a Monte Athos e Rila. Sorprendenti infatti sono i lavori di intaglio ligneo che bucano i balconi e le verande interne delle case dei suoi seguaci: Velyanov, Benin, Sirleshtov, Todev, Molerov, Dragostinov e Sharkov.

Sopra: dettaglio intagli case balcaniche

Tutte basse e dall’aspetto semi-fortificato hanno una serrata base di pietra e raffinati piani superiori in legno. E sono tra loro separate da stretti acciottolati trafficati da un via vai di carretti stracarichi di legna, pomodori, cetrioli o tabacco guidati da pastori e contadini, molti di origine turca, che fanno la spola tra la pianura tracia, ex frutteto e orto dell’Imperium sovietico, e il lussureggiante massiccio dei Pirin rimasto selvaggio. Le immagini in “bianco nero” scorrevano fino a una decade fa ovunque in Bulgaria, non solo a Bansko;  per fortuna sono davvero ingiallite. Oggi il paese, pur contando 8 milioni e mezzo di abitanti, solo 74 anime per chilometro quadrato, dieci milioni tra ovini e suini e circa quattro milioni di bovini, vanta un PIL al 3,4%, una disoccupazione al 7,6% ed è in diminuzione, uno sviluppato settore dell’ICT (è una delle mecche del famigerato bitcoin) e il 64% della popolazione attiva. Problema comune a tutti i Balcani rimane quello di trovare risorse umane qualificate.


Più colorate, barocche e raffinate sono invece le dimore di Koprivštica, villaggio montano fiorente nei secoli XVIII e XIX per l’artigianato tessile e culla del risveglio nazionale che sfociò nel 1876 nell’insurrezione antiturca. La casa dello scrittore Ljuben Karavelov, quella del negoziante Ivan Oskelov con la facciata simmetrica anticipata da un avancorpo su colonne, ornamenti lignei e pitture murali, quella asimmetrica del mercante Hadzi Valkov, con un romantico cortile a gallerie in legno intagliato e quella del patriota Todor Kableskov che tra giardini esotici emerge fantasiosa tra pizzi di legno e soffitti cassettonati, formano una giostra architettonica di grande suggestione.

Sotto a destra e sinistra: Koprivishtica case balcaniche e pontie del XVII secolo


Sopra il palazzo dei principi vescovi elettori, rococò

Più aspro invece, ai confini con la Grecia, il paesino vinicolo di Melnik (il più piccolo e spopolato della Bulgaria con 250 abitanti). Collegato a Sandanski, patria dell’eroe-schiavo Spartaco, da un’improbabile strada malridotta è annunciato da rosati pinnacoli in arenaria che richiamano gli scenari western cari a John. Nella Monument Valley bulgara la settecentesca casa del negoziante greco Kordopulos, scavata da labirintiche cantine e decorata da affreschi geometrici, finti drappeggi, vetrate e soffitti intagliati, è circondata da un grappolo di taciturne case balcaniche incorniciate da fichi. Devastate da guerre fratricide,  formano un villaggio fantasma  da poco  restaurato a dovere.

sotto a sinistra interno casa a Zeravna e a destra a Bansko Casa-Museo Velianov

  

C’è da sperare che,  ormai designata dalla World Bank testa di ponte commerciale tra Asia, Balcani ed Europa occidentale (per il petrolio, il tabacco, il gas, l’energia idroelettrica, e incluse droga e prostitute), Sofia trovi il denaro per accellerare i lavori di restayling anche altrove. Il paese se lo merita.


Sotto: tipiche case balcaniche a Koprivishtica

Sotto:Koprivishtica casa del XVIII secolo

Sopra Melnik

 

Text and photos by Andrea Battaglini

photographer and travel writer since 1978



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DOCUMENTI VALUTA ORA LEGALE

E' sufficiente il passaporto valido, senza visti. La moneta è la leva pari a circa 0,50 euro (1 euro oggi equivale a circa 2 leva bulgare )  Ci sono due ore in più rispetto all'Italia.


DORMIRE

A Melnik il Chavkova Kashta (Ul Melnik 112, https://en.bghotelite.com ) ha anche un’ottima mehana. A Koprivštica nella parte più vecchi del villaggio e con un giardino fiorito la Guest House Stela ( Ul Kostandin Goganow 33, tel. +359888330639 )

A Bansko, dove c’è anche un lussuoso Kempinski Hotel,  familiare e tranquillo il Korina Sky Hotel ( Ul Zaharji Zograf 1,  korina-sky.banskohotelspage.com/it )


MANGIARE

Ovunque nelle zone rurali o montane si trovano simpatiche osterie tipiche dette mehana. La cucina bulgara è genuina, varia, molto saporita e accompagnata da ottimi vini corposi (Gamza, Malnik, Panid) e da grappe profumate. Ogni famiglia, o ristorante, elabora il proprio yoghurt, anche di latte di bufala, con cui condisce alcuni dei piatti principali: il tarator a base di yoghurt, cetrioli, finocchio, noci, prezzemolo e aglio e il drob-sarna che è uno spezzatino di fegato di agnello con yoghurt, riso, sale, aceto, cipolla e pomodoro. Influenze greche e turche  nei timballi cotti al forno e in genere preparati con salsiccia Lukanka, cetrioli, pomodori, formaggio di capra fresco, peperoni piccanti e uova. In autunno ottima la selvaggina.

 

MERCATI  Imperdibili i mercati mattutini di frutta e verdura che colorano città e villaggi con piramidi di pomodori, cetrioli, cipolle, melanzane, arance e fichi: la Bulgaria è sempre stata l'orteto dell'ex Imperium sovietico.

 

text and photos by Andrea Elvezio Battaglini are protected by European Copyrights Law: CDD April 10, 2016

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