Sopra:faraglioni nella baia di Kosok
COREA DEL SUD
NOZZE TRA LE DUE COREE? A JEJU ISLAND, CAPRI D’ORIENTE
sotto: una delle tante spose in luna di miele a Soegwip'o
JEJU-DU 11 Maggio 2018, Sculpture Park Impostata la pace con i fratelli meridionali dove andranno in luna di miele i cadetti di Kim Jong un? Ovvio, emuli dei vecchi “nemici”, a Jeju Island, la Capri coreana: vario, leggendario e ideale scenario per le coppie di sposi che da sempre immortalano il loro amore sullo sfondo di faraglioni, vulcani, boschi onirici e musei di scultura contemporanea sospesi sull’orlo del Mar Giallo. Sopra istmo verso il vulcano Songsamral
Sopra: Jeju National Sculpture Park
Quello a cui i sudcoreani non hanno mai rinunciato, neanche quando durante il crollo finanziario del 1997 dovettero per imposizione governativa regalare oro e gioielli alle banche in crisi, sono stati i viaggi di nozze a Jeju. “Jeju-do (do in coreano sifnica isola, ndr) , paradiso dei trekkers e pure dei golfisti, è la nostra Capri” dice Kim Inkyum, da tempo uno degli artisti di punta nel paese, autore di una polemica installazione composta da carcasse di personal computer riempite di terra, acqua, fiori e piante che campeggia al Jeju Sculpture Park, spettacolare open-air museum ritagliato nel cuore verde dell’isola. Sopra e sotto pescatori sulle scogliere di Sokjikoji
Sotto: porto di Soegwipo
“Tecnologia e natura devono camminare assieme; io intanto tolgo la prima dai suoi contenitori e vi inserisco brandelli ecologici” spiegò l’artista. Il suo lavoro destabilizza l’esotico ma classico percorso museale a cielo aperto e ai piedi del monte Sanbang:: i suoi computer svuotati potevano nascere solo in Corea, patria del videoartista Nam June Paik, dei chip elettronici e del “Vaticano della componentistica” che a Seul si presenta con i 5000 stand del mercato di Yongsan dove da decenni neonati e vegliardi si fanno pc su misura; ma poteva concretarsi per contrappunto solo nella meravigliosa ed esplosiva natura di Jeju.
Sopra: kalte dal monte Halla Sotto: dettaglio del tempio di Chungmun
Jeju ricorda Capri per i faraglioni della baia di Kosok, mute sentinelle di pietra lavica ancorate in mezzo al Pacifico a 610 chilometri a sud di Seul (che si pronuncia sol). Ancora di kalte sono le stuoie delle pagode variopinte come flipper nascoste nei boschi dell’entroterra dove si annidano i 18.000 semidei di Jeju, l’isola degli spiriti. “Tanti quanti erano i discendenti diretti, dicono le leggende, dei tre spiriti-cacciatori che fondarono Chejudu: Pu-ulla, Ko-ulla e Yang-ulla emersero migliaia di anni fa da un cratere oggi dientificato nel monte Samsonghyol e si stabilirono incantanti dalla bellezza dell’isola moltiplicamdosi e originando una forma di peculiare sciamanesimo” ricorda Kim Kyu, uno degli immancabili honeymooners in procinto di posare con la nuova conserte davanti al basaltico faraglione di Lone Rock che si erge solitario nella Kosok Nay.
Sopra: cratere del vulcano di Somsang
Fino a un paio di lustri fa era uno degli studenti di sinistra del movimento “Innovazione” di Seul ma oggi è uno dei dirigenti del criticato cheboul Samsung (uno dei cartelli dell’economia coreana) che ama giocare a golf al Chungmun Club, il miglior percorso a 18 buche della Corea assediato anche dai giapponesi dove i caddies sono rigorosamente belle fanciulle in divisa color vinaccia. Tra una buca e l’atra, collegate da orientali ponticelli ricamati come pizzi di legno bianco, con la moglie Kim imbocca l’autostrada che 180 chilometri segue il frastagliato perimetro dell’isola e, fedele ai tour tradizionali, devia sulla rotta degli stop panoramici indicati a dovere. Per le romantiche coppie ogni stop è uno spot, una location per farsi immortalare dai taxi-drivers o dalle guide turistiche. I “lui” sempre in smoking e papillon, le “lei” in abito bianco con la coda che si impiglia ovunque tra sentieri e rocce appuntite. Per l’album di nozze girano come pinguini e fanno lunghe code. Sopra: spiaggia del litorale di Sokjikoji
Sopra: hotel Shilla Cheju
In alto: ponte di Chungmun
sotto: caddies donne al Golf club di Chungmun
a destra in basso: faraglione di Lone Rock nella baia di Kosok
Pazientano in fila per farsi ritrarre davanti alla Youngdam Rock, uno scoglio levigato dal vento alto dieci metri a forma di drago dalla bocca spalancata, al Ount Sanbgngsan & Sanbanggulsa Temple, che è una grotta con Budda incluso scavata a 400 metri di altezza in un imponente pilastro roccioso a picco sull’oceano, alle vaporose e sottili cascate di Choneyon, Chonghang e Ch’oniyon che rumoreggiano nella strapiombante e drammatica costa meridionale tra villaggi folk di Song-up e , all’alba, ai piedi del cratere di Somgsam Ilch’ulbong, un’impressionante corona d’erba a 99 guglie che si eleva dal mare per 182 metri poprio là dove sorge il sole”. Sopra: le Haenyo, le subacquee e venditrici di mitili e ostriche La Le code più lunghe si formano all’ora del lunch sulle rive delle cittadine di Juju e Seogwip’o. Mescolate ai locali le coppie comprano cestini di conchiglie, mitili, lumache di mare e ostriche che ingurgitano crude con stupefacente voracità. Vendute sugli scogli e in improvvisati baracchini, i molluschi sono pescati sotto costa dalle Haenyo, donne-subacquee famose in tutta l’isola. Sotto mercato del pesce a Seogwipo Sirene in muta che emergono all’improvviso con i mangsari sottobraccio, rotonde ceste metalliche stracolme di prede. In basso adestra: roccia a forma di testa di drago nella baia di Kosok
A Jeju le Haenyo sono un mito se i più venerano i frutti delle loro immersioni e meno la straordinaria abilità nel raccoglierli in apnea. Il pesce e la pesca sono, con il turismo nuziale e le coltivazioni di arance e mandarini, la linfa vitale degli abitanti: 220 tipi di pesce si accatastano ogni mattina nel porto di Seogwip’o dove tra ragnatele di alberi e sartie penzolano vivide anguille argentiate e seppie essiccate. La scogliera di Sopjikoji ricoperta di cenere rossa è ancora da scoprire. Qui l’oceano titanico abbraccia il Sunrise Peak, il cui cratere visto dall’alto sembra una gigantesca ninfea, una foglia rotonda e galleggiante di smisurate proporzioni con la circonferenza disegnata da 99 guglie: 99 spiriti appollaiati ai confini del Mar Giallo, delle due Coree. Per ora. Text and Photos by Andrea Battaglini photographer and travel writer since 1978
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