DOVE VAI? FRANCIA  

FINISTÈRE BREST E MER D’IROISE:

SI FA PRESTO A DIRE OCEANO

Sopra e sotto: murales a Brest e sotto oceano a Ouessant


    

Ottobre 1962: il cargo greco Xenophon con diecimila tonnellate di carbone diretto da Cardiff a Venezia naufraga  al largo de Île d’Ouessant; gennaio 2000: la petroleria “Erika”, battente bandiera italiana, affonda davanti a Brest provocando la fuoriuscita di un’inquinante e inquietante marea nera; ottobre 2000, dopo solo nove mesi: si inabissa davanti all’Île d’Ouessant la nave italiana “Ievoli Sun” che trasporta materiale chimico e tossico. Riesplode la polemica sulle carrette del mare, artefici di catastrofi ecologiche. Una nuova “querelle de Brest” che per i francesi, e per i bretoni che hanno puntualmente chiesto i risarcimenti per  i danni alle preziose  coltivazioni di ostriche creuses e Belon zero-zero, è quasi uno scandalo.


sopra: murales a Brest e sotto faro di Kermorvan


sopra: cantieri navali  a Brest

Eppure tutti sembrano dimenticare che la potenza titanica del Mer d’Iroise sconvolge le coste del Finistère da millenni. E che già Colbert, su ordine del re Sole, nel 1699 avviò  la costruzione del più grande sistema di illuminazione marina del continente per fronteggiare e limitare i naufragi all’Île d’Ouessant e dintorni. Un’avventura tecnologica che cominciò con il faro di Stiff nell’Ile, cui seguì sempre nello sperduta e  frastagliata “ciambella” bretone quello di Creac’h (ancora il più potente del mondo visibile a 80 miglia di distanza) per finire con i minareti a strisce bianco-rosse e bianco-nere eretti sull’insidiosa costa dei Pays des Abers e nella pittoresca rada di Brest. In tutto 13 fari in mare e 17 a terra furono costruiti dalla fine del XVII secolo al 1830; trenta mute sentinelle di un Nettuno qui sempre infuriato. Di giorno, dipinti di rosso o a fasce bianconere, si identificano a vista; di notte le potentissime luci colorate bianche, verdi e rosse emesse a intermittenza fanno da sentinelle del mare con una portata luminosa che oscilla dalle 19 alle 27 miglia, a esclusione di quella del faro di  Creac’h che, visibile  anche da 80 miglia di distanza, è il più potente del mondo.

Sopra: faro di Creac'h a Ouessant e sotto a sinistra faro di di Creac'h e a destra faro di Portzie

                               

                                   

sopra e sotto fari di Saint-Methieu e Portzie

sotto interno faro  di Creac'h a Ouessant


Sotto faro di le Jument e sopra faro di Stiff


Difatti, per capire la forza titanica di questo Atlantico, basta percorrere la “Rue de phares et balises”, da quello di Portzic sulla rada brestoise a quello della Vergine nei Pays des Abers e di Creac’h, Stiff e Jument nell’Ile d’Ouessant,  per vedere e ascoltare le onde più impetuose, i cavalloni più fragorosi e i venti  più insostenibili d’Europa.

Tutta la costa di Finistère, che alterna falesie a pericolose rocce emerse, vanta dunque un affascinante sistema di segnalazione automatizzato solo nell’ultimo ventennio. Nel burrascoso contesto i fari appaiono epici, coraggiose vedette di pietra. Tranne  quello di St.Mathieu che è lirico: la “prua dell’Antico Mondo”, come lo definì Colbert, si innalza sulle rovine di una abbazia benedettina del VI secolo ancora concretata da una suggestiva navata a cielo aperto. Funge così da romantico e luminoso campanile: dalla Pointe St-Mathieu la vista spazia sulle onde micidiali con un raggio di circa trenta chilometri e poi si perde in umide lontananze sulle isole di Crozon, di Sein, di Béniguet, di Moléne e d’Ouessant. Strambo e austero invece il faro di Kormorvan, di fronte al borgo marinaro di Conquet. Più che un faro sembra un màschio (donjon, torrione) intonacato di bianco e rubato a un poderoso castello turrito. E’ un bastione/bestione pronto a rimbalzare la violenza oceanica che, invero, è più palpabile a l’ile d’Ouessant.

Sopra e sotto angoli dell'Ile Ouessant

Sopra e sotto angoli dell'Ile Ouessant

Sopra e sotto angoli e personaggi dell'Ile Ouessant

Sopra e sotto angoli dell'Ile Ouessant

Sopra e sotto angoli dell'Ile Ouessant



 

Raggiungibile, tempo permettendo, in battello dalla rada di Brest o da Conquet, l’Ile sonnecchia all’estremità della Francia dove si incontrano l’Atlantico e la Manica e dove le correnti marciano a 13 chilometri orari ed esplodono fracassando sulle rocce irte e ferite. Nella selvaggia e pittoresca isola delle femmine (su mille anime si contano due donne per ogni maschio tanto che da secoli si importano uomini dalla Bretagna) le onde deflagrano, il vento urla, la nebbia d’inverno nasconde gli approdi e lo strapotente faro di Creac’h saluta ogni anno oltre cinquantamila battelli di passaggio. Qui l’oceano è immenso e la sua forza invincibile. Sempre, e non solo per le vere o presunte carrette del mare.

Sopra: Brest ponte de Recouvrance  e sotto castello e base militare

Sopra Brest Oceanopolis e sotto base militare

Fragole o fregate? Navi nucleari color ostrica, come l’infinita  portaerei Charles de Gaulle ancorata nel porto bretone, o dolci e rosse coltivazioni di frutta nell’entroterra selvaggio di Finistère? Questa è stata, e in parte lo è ancora, l'economica "Querelle de Brest". Comunque siano andati e vadano gli investimenti regionali, per un po’ i consumati tacchi di Kri-Kri, ultima e unica prostituta di genettiana e fassbinderiana memoria, sotto la pioggia continueranno a battere solitari la rue de Siam, strada celebrata da Prévert nella poesia “Barbara”. Grondante di malinconia, senza marinai da distrarre e clienti da soddisfare.

Travolta da un oceano di incertezze, incessantemente rivoltate nella mente come le onde in mare, Kri-Kri fissa attonita il granchio di Oceanopolis immobile sul molo commerciale di fianco alla marina del Moulin Blanc: zampe di cemento, occhi blu-maiolica e corazza di vetro e acciaio. Il più grande acquario interattivo costruito sulle ruvide sponde di Francia è lì, pronto sulla rada a sgranocchiare orde di giovani visitatori. E intanto la bella di notte si chiede: “E davvero il gigante crostaceo  risolverà il collasso occupazionale della città rilanciandola come meta turistica?” Senza risposte, gira i tacchi e scompare nel buio.

Sopra rgnatela di navi militari e sotto  a  Brest Oceanopolis

“I cambiamenti a Brest sono condizionati dalla sua storia”, ha detto Jean-Luc Germain ex caporedattore del giornale Telegramme, “e cioè da quella dei cantieri navali e dell’arsenale che  hanno rappresentato e rappresentano una mono-economia da rivoluzionare. Il problema è come farlo, come sfruttare le competenze acquisite nella costruzione di navi e battelli, settore oggi in crisi, e riversarle nella realizzazione, ad esempio, di altre piattaforme più richieste dal mercato: ciò significa cambiare e mobilizzare circa trentamila persone che ancora ruotano intorno ai cantieri: gente che per tre secoli si è passata il lavoro di padre in figlio. E’ più facile importare da Parigi personale altamente qualificato per il polo tecnologico di Tecnopole, attirando le “teste-grigie” con la qualità della vita. La via di un turismo marittimo di qualità, tutti consapevoli del valore della rada su cui Brest si affaccia, è invece una strada percorribile ma difficile perché il capoluogo bretone ha un posizionamento geografico magnifico, e lo dimostra il successo del raduno di navi d’epoca, ma la città in se stessa, bombardata per quattro anni consecutivi durante l’ultimo conflitto mondiale, è solo episodicamente bella… e poi”, continua frenetico Jean-Luc, “l’attrazione più interessante che è l’arsenale, è quasi vietata al pubblico: da anni i vecchi brestois ne richiedono l’apertura ma il Ministero della Difesa non ci sente”. Spiare la flotta francese, che conta anche sommergibili nucleari da 14mila tonnellate, dal ponte de la Recouvrance eretto nel 1954 sulla parte più antica dell’arsenale voluta da Richelieu proprio di fronte al poderoso castello medioevale fortificato da Vauban, è suggestivo e ipnotico. E trasgressivo: solo su richiesta, in genere un giorno alla settimana, per sole 4 ore e con accessi limitati, si può compiere scortati un piccolo tour dei cantieri militari.


Sopra Brest cantieri  e sotto Museo della Marina


Un mini-giro, come quello via mare sul battello Azénor che solca la rada di Brest, che non sazia la curiosità dei turisti in cerca dei solidissimi capannoni di cemento dell’Ile Longue, eretti in 500 giorni dai tedeschi durante l’occupazione e scampati ai bombardamenti, dove si costruiscono i sottomarini atomici. Già, dove sono? Si avvistano, ma di striscio, con il binocolo. Comunque più divieti si leggono e più il desiderio di infrangerli aumenta.  Visitando invece il Museo della Marina ricavato nel castello e carico di modellini e vecchie strumentazioni navali, dalle feritoie si può tranquillamente sbirciare sul traffico militare.  Ugualmente, se si imbocca la strada chiusa che bypassa a nord-ovest l’arsenale, si aprono “finestre” di osservazione. Sul resto vola la fantasia.

 

 

Andrea Battaglini

 

 

INFO

Parc Naturel Régional d’Armorique, Île d’Ouessant: pnr-armorique.fr

Brest, Marina militare richiesta visita: visitesorganisees@premar-atlantique.gouv.fr

brest-metropole-tourisme.fr

ot-ouessant.fr

ilesfinistere.com

it.france.fr

 

 

ARRIVARE

In auto da Milano via Grenoble e Clermond Ferrand sono circa 1400 km per 15 ore di viaggio; conviene fare una tappa intermedia tra Montlucon e Bourges.


In aereo a Brest via Parigi con airfrance.it oppure aereo e treno sempre via Parigi. A Ouessant con aliscafo partendo da Brest (2,30 h) o da Conquet (40 min) con la compagnia Penn ar Bed (pennarbed.fr) oppure in aereo da Brest con Finist’air.

 


Sopra e sotto: crab e ostriche :

                      

MANGIARE

Ostriche e crostacei. Conquet è sulla strada che, a nord-ovest di Brest, conduce ai celebri e storici allevamenti di ostriche di Prat ar Coum e Prat ar Mor che risalgono alla fine del secolo scorso. I letti di molluschi, adagiati sui fiumi salati di Aber Wrac’h e Aber Benoit, sono costantemente controllati dai ricercatori dell’Ifremer che assicurano e certificano ai coltivatori la qualità delle bitorzolute e “popolari” creuses e delle pregiate, piatte e rotonde belons 00 (zero-zero). All’imbocco del fiordo di Wrac’h i due fari dell’Ile Vierge, muti avamposti della Bretagna occidentale, vigilano sulle preziose distese di “Nacres des Abers”, come si chiamano in celta le ostriche locali. Di quelle che nel bancone di marmo all’ingresso della Maison de l’Oceàn (tel 0298804484), locale di Brest affacciato al molo commerciale, se ne vedono a centinaia impilate come castelli di sabbia. Anzi disposte proprio come il composito calvaire di pietra scolpito nel Seicento a Plougastel-Daulas, villaggio a sud di Brest. A Ouessant immancabile la sosta al Ty Korn (tel 02 98488733).

DORMIRE

A Ouessant ci sono tanti b&b (rivolgersi all’ufficio turistico). Di charme La Duchesse Anne (hotelduchesseanne.fr), piccolo e intimo con bar e ristorante. A Brest a due passi dalla rada  l’Hostellerie de la Mer (hostelleriedelamer.com).

I CALVAIRES BRETONI

I calvaires sono i tipici e popolari altari-calvario della Bretagna che, scolpiti nel granito, illustrano il cammino martiriologico di Cristo. Simili nelle intenzioni chiesastiche ai Sacri-Monti delle nostre Alpi, ossia ai baluardi difensivi della fede cattolica eretti tra la fine del XVI e il XVII secolo per contrastare il propagarsi del protestantesimo, furono installati en-plein-air vicino agli edifici religiosi per raccontare in modo semplice, diretto ed elementare la storia della Passione. Alcuni, come quello di Plougastel, sono stati lavorati da maestranze locali con un realismo quasi caricaturale e una ricchezza anche eccessiva di particolari: tutto per semplificarne  e renderne immediata la lettura. 


Sopra Calvaire di Plougastel



 DOVE VAI? FRANCIA: REPORTAGES

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