REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA

DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI

(trilogia/chapter 1: Los LLanos)




Llanos 1988-2019


PROLOGO

Se la storia non è un'opinione pare proprio che il Venezuela - con l'Argentina il paese  più vario, fascinoso e spettacolare del Sudamerica (manca la Puna ma in più ha il Caribe) - dalla prima Guerra Mondiale alla rivoluzione bolivariana di Chavez è stato sempre sottoposto a regimi autoritari a esclusione di un breve periodo democratico (1945-1947) gestito a fatica da  Rómulo Betancourt che non fu il padre del giocatore juventino ma un abile uomo politico dell'Acción Democrática e che, socialmente medio-borghese,  ebbe avanzate idee riformatrici. Le ricchezze petrolifere e minerarie (ferro e dunque acciaio, oro, bauxite) hanno sempre condizionato sia la politica del paese sia la strategia economica in linea di massima gestita da una ristretta oligarchia familistica: 8 -10 grandi proprietari di latifondi e di poche industrie strategiche  legati  agli States tanto quanto i bolivariani lo sono stati  alla Russia e alla Cina che oggi, prestiti a parte, nei confronti del Venezuela agiscono con prudenza e diplomazia.


  

Sopra: murales  nello stato di Apure

E se la cronaca, quella del factum verum non manipolato dai media (la foto del ponte verso la Colombia/Cucuta con gli aiuti umanitari incendiati è un falso perché il ponte è chiuso dal 2016 e cioé non è mai stato transitato perché la Colombia non ha  mai installato la dogana e dunque era un cassonetto infiammato e ripreso  da un drone), non è un'opinione, pare proprio che l'ingerenza degli USA - di casa nel continente con al seguito Cia, FMI e World Bank a parte uno sbadiglio ventennale dovuto  a September Eleven e  alle conseguenti reazioni belliche  in Irak e Afganistan - sia sempre più invasiva ed è costata negli ultimi 5 anni tra i 250 e 350 miliardi dollari al paese (dati WB). Da Obama a Trump l'America non ha accettato la de-dollarizzazione bolivariana. Piaccia o meno, la rivoluzione  ha messo radici tra la gente e  ha comunque avuto  meriti: aver fino pochi anni fa investito in istruzione  oltre il 7% di un PIL forse insufficiente ma decoroso, abbassato  la  povertà in 20 anni portandola dal 40 al 7%, debellato l'analfabetizzazione strutturale. Tutto ciò prima della crisi monetaria devastante indotta dai blocchi finanziari che hanno provocato anche l'impossibilità di rifornirsi di beni di prima e seconda necessità (medicine in primis ante omnia). Un imbroglio occidentale  che stritola il paese come le anaconde acciambellate nei Llanos. In ogni caso il popolo prima di Chavez era alla fame e il popolo con la miope inflessibilità di Maduro e con le sanzioni degli ultimi anni rischia di ritornarci. Sono però cambiati i fattori di una incistata equazione.

Sopra  veduta area senza drone de los llanos

Che Guaidó sia il "fulmine" di una guerra gestita da altri con annesso ribaltamento dell'ordine e del disordine esistenti o che il paese riesca autodeterminandosi a uscire dal tunnel senza spargimenti di sangue né guerre civili, resta il fatto che prima o poi dovrà sfruttare con  consapevolezza il suo incredibile patrimonio naturalistico e culturale  anche con una strategia utile a un turismo sostenibile: un'industria che qui può facilmente generare lavoro per tanti anche se con margini risicati per i più se gestita di nuovo da pochi intimi american&marketing oriented.


CAPITOLO I: IL MONDO ANTICO DEI  LLANOS

Metri di ali tese al vento, becco rosso spinto in avanti, piccoli movimenti di timoni e di alettoni pennuti bianchi e neri e  zampe ritirate contro le piume di una carena palpitante in perfetto assetto di volo: il garzon soldado (jabiru) atterra planando come un aliante. Silenzioso e orgoglioso come un militare bolivariano in divisa si appropria dell'enorme distesa color tabacco dei Llanos,  le grandi pianure paludose del Venezuela che occupano la regione che comprende gli "stati" di Guárico, Cojedes e Apure  a nord-ovest dell'Orinoco dove si celebrano i "canti di lavoro" riconosciuti dall'Unesco.

Sopra : scorcio de Los Llanos

Il jabiru è uno degli uccelli più grandi del mondo, un aeroplano variopinto di oltre tre metri di lunghezza alare che può scegliere come pista di atterraggio anche un piccolo ramo senza infastidire le scimmie cappuccine che lo popolano. Una macchina precisa e impressionante che ha affinato il suo volo in milioni di anni e che convive con 85.000 caimani, 304 specie di uccelli, 51 specie di mammiferi, 44 tipi rettili, 14 anfibi e 42specie di pesci nello sterminato latifondo dell'Hato Pinero che fu di don Antonio Branger, rampollo di una delle sei famiglie venezuelane che per decadi hanno plasmato la vita del paese.



Sopra : scorcio de Los Llanos allagati




sopra: Garzon Soldado,

Un ranch sudamericano di 1200 chilometri quadrati, hato come si chiamano le tenute locali, che é la riedizione di un mondo perduto da Chavez statalizzato e comunque non dissimile al prossimo Parque pubblico dell'Hato El Pedral.


Sopra : anaconda digerente. Sotto: bestiame de Los LLanos.



Una terra di cowboy dai coltelli ciondolanti sui soprapantaloni di cuoio, gli speroni legati ai piedi nudi, ilcappellaccio a larghe tese e l'impermeabile svolazzante. Cavalieri impassibili che allevano il bestiame come cent'anni fa. E che galoppano ai margini di unprezioso ecosistema dalla fauna straordinaria, un tempo elitaria riserva studiata e catalogata dai biologi americani e inglesi ospiti dei Branger.

sopra: Hato Pinero,  uccellaccio meraviglioso

Un paradiso selvaggio dove da novant'anni non si spara un colpo di fucile. Né si tira una freccia o si tende una trappola. Un miracolo naturalistico dove gli animali non hanno paura dell'uomo; piuttosto il contrario. Ecco perché le regole nei Llanos sono ferree e gli esperti impediscono agli scarsi turisti  di avventurarsi soli o, pur guidati, di superare certe distanze minime di sicurezza. Nelle pianure non recintate se ci si avvicina troppo, anche a due zampe, gli animali impauriti attaccano o scappano. E’ così che il garzon soldado  decolla con movimenti metafisici verso la striscia del cielo che si allunga come una coperta sull’orizzonte verdastro. E’ così che i caimani scivolano invisibili nella palude e i giaguari, che sono sempre a zonzo, scompaiono mimetizzandosi nell’erba dorata.

Sopra tartaruga

 

Sopra :puma addomesticato nell'Hato



Sotto: colibrì

Sopra: vegetazione prepotente de los llanos 


Niente passeggi solitari dunque. Tra le sconfinate pianure comprese tra la fascia costiera e la fitta selva tropicale che comincia più a sud e pian piano sconfina in Amazzonia,  noncuranti degli umani restano solo le volpi “mangiagranchi” e le gigantesche anaconde acciambellate tra l'erba secca dopo aver inghiottito qualche carpincho, il più grosso roditore della terra. Come drogate per due settimane, quanto può durare la digestione di una grossa preda, diventano sassi maculati.


Sopra : capibara, carpinchos rilassati


Oggi le case coloniali degli hatos a disposizione dei pochi viaggiatori hanno camere spartane.

Sotto e sopra: come era l'Hato Pinero ne Los Llanos nel 1989


In estate (il nostro inverno) la pianura dei Llanos è secchissima, mentre d'inverno si allaga. I mesi più aridi sono dunque ideali per vedere gli animali che, assetati, si concentrano nelle poche pozze d'acqua sparse nella pianura su cui pascolano decine di migliaia di mucche zebù. La sequìa comunque non ostacola le avventurose perlustrazioni in barca lungo i caños, improbabili fiumiciattoli gonfiati da improvvisi acquazzoni e infestati da pirañas, tartarughe cieche, colibrì e caimani dal naso all'insù e gli occhi socchiusi in protuberanze vistose. Occhi acuti comunque. Sempre all’erta e pronti ad afferrare i capibara (carpinchos) assetati e a trascinarli nell'acqua per farli soffocare.



Sopra: dialogo. Sotto: anaconda digerente




Il Venezuela più profondo e antico è qui intorno. Sulla pelle dei baba, i piccoli caimani, sono disegnate le rughe di una storia lunga milioni di anni. E su quella squamata dei boa ci sono i motivi geometrici che per secoli hanno ispirato l'arte del paese, anche quella dei pittori contemporanei che, se mai riprenderà economicamente il paese, potranno ricominciare  a esporre i loro lavori nelle sparute gallerie di Caracas tra foreste di grattacieli e l'aria minata dallo smog.

Sotto e sopra : pirana con esca di carne 

Seduti nelle piroghe si naviga lentamente sui caños color coca-cola. Si sfiorano le rive fitte di alberi e coperte da un sottobosco animato dai voli improvvisi degli uccelli e dalle urla confusive delle scimmie fulvie Araguatos.  Poi ci si ferma a pescare i pirañas con un filo di nylon, un amo e un pezzetto di carne fresca. Non si fa in tempo a immergere l'esca che una nuvola di feroci pescetti azzanna impazzita la polpa. Qualcuno ci resta: con gli occhietti a palla e i denti aguzzi imprigionati nel muscolo rosso.

Sopra: iguana e sotto: peones al lavoro nell'hato sotto la pioggia



Quello che distingue le riserve venezuelane da quelle africane ad esempio è che ci si avventura spesso, a cavallo o a piedi, di giorno o di notte, accompagnati da guide o biologi o da studenti con ricerche da sperimentare. Fino a pochi anni or sono non era raro trovare entomologi  specializzati in insetti notturni intenti la sera a cacciare impensabili bacherozzi o farfalle carnivore; o studiose di primati  armate di binocoli e bloc-notes per il "monkeywatching". La lista degli animali illustri infatti è lunga. Di breve, nei Llanos, ci sono solo le giornate: il tempo vola con il brusio del vento assieme ai gufi, alle civette e alle mitiche garze soldados.

ANDREA BATTAGLINI

 

Seguirà capitolo IIMorrocoy, un Caribe diverso + Coro, la città dei banchieri europei

 




Andrea Elvezio Battaglini




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