DOVE
VAI?
BICENTENARIO
1821-2021
NAPOLEONE
A
MILANO: EI FU E POI BASTA
Sopra Cortile di Brera, basamento statua a
Napoleone
Sopra:
portone
d'ingresso e androne palazzo Serbelloni Milano
aprile 2021
Anche
se
nei licei italiani sempre meno echeggia tra i maturandi
l’apertura manzoniana ex
abrupto del “5 Maggio”, i milanesi allora - a
parte il giovane Foscolo, il Berchet
del "Conciliatore" (inutile aspettarsi altrimenti
dalla concorrente e conservatrice rivista "Biblioteca
Italiana" dove l'Acerbi cestinò per ben tre volte l'"Infinito"
inviato in lettura da Leopardi alle prime armi), e pochi
favoriti patrizi e profittatori
come il marchese Cagnola e il
Melzi d'Eril - non glorificarono mai l'ultimo, forse,
degli eroi preromantici. Poco
sopportarono il futuro Imperatore tattico e stratega che
inginocchiò mezza Europa e che, facendo leva sullo spirito
franco-patriottico e rivoluzionario della sua Armée quasi privatamente gestita, scacciando gli austriaci fondò la
Repubblica Cispadana prima e la Cisalpina in seguito, Milano
inclusa. Perfino il pragmatico Porta quando i francesi
dovettero lasciare in fretta e furia il capoluogo lombardo il
14 aprile del 1814 li
apostrofò "paracar che scappee de Lombardia". Ovvio in parte
perché gli intellettuali e la novella borghesia d'epoca
avevano già studiato ed elaborato l'esprit
dell'uguaglianza civile e della libertà individuale; e in
fondo i francesi erano sempre stranieri che tassavano alla
grande per mantenere i soldati, ambulanti e sdruciti
vessilli di sommarie e
avide idee rivoluzionarie, tanto
quanto gli austriaci che avevano improntato utili riforme,
come il catasto teresiano, ma per più equamente esigere denari
e dunque pro domo Wien.
Come fece Napoleone pro
domo Paris. Ricordata ancor oggi la sconcia rapina dei
pegni depositati al Monte di Pietà, oltre al saccheggio delle
opere d'arte. Sopra:
ingresso
androne palazzo Serbelloni con volte a botte e
semitazze lunettate In
estrema
sintesi ciò spiega perché, rientrati gli austriaci
postgiuseppini e la loro perfida censura, con trasformistica
rapidità Milano ricambiò subito il nome alla biblioteca
Braidense di Brera
da "sala napoleonica" all'originaria
"teresiana" e ancor più girò i cavalli in cima all'Arco
di Trionfo, eretto da Napoleone, stravolgendone il
senso simbolico e metaforico e
ribattezzandolo Arco
della Pace. China e prona all'occupante. Girouettes,
girandole. In fondo,
Manzoni sdogana, "uno
il coraggio non se lo può dare". Fecero un poco come DiDi, il
divino Draghi: cambia la situazione, cambia l'opinione.
Comunque sia, Milano sotto i francesi da post-barocca si fa
neoclassica dove "l'ornato deve risultare dal necessario" .
Sopra
e sotto, Palazzo Serbelloni: soffitto dipinto e sotto
decorazioni, lesene dipinte murarie Sopra fronte orignale XVII sec di Palazzo Serbelloni e sotto: interni saloni (soffitti, decorazioni...) del Palazzo Serbelloni Sopra e sotto: interni saloni (soffitti, decorazioni...) del Palazzo Serbelloni Sotto: interni saloni, sale da ballo... (soffitti, decorazioni...) del Palazzo Serbelloni
Napoleone
non
arrivò mai ad apprezzare Milano: vi soffriva, tra l'altro, la
calura e non a caso fece piantare centinaia di platani, di
quelli che ombreggiano in Francia e soprattutto in Provenza i
campi da bocce nei cuori dei paesi: ne restano alcuni intorno
alla Arco di
Trionfo/Pace, oltre a quello centenario di Affori
che pare risalga proprio alle sua conquista. Invece,
sognando e adorando sempre la brillante
vita parigina, furono le sorelle a tessere le lodi della
città: la forte e sbrigativa Elisa
che inchiodata al ruolo di vielle
fille raggiunse Napoleone assieme a madame
Mére nella primavera del 1797 nel quartiere generale
estivo improntato nel "meraviglioso"
chateau di Mombello
(Villa Pusterla-Crivelli-Arconati oggi liceo dopo essere stato
manicomio) dove pure civilmente sposò Felix Pascal Baciocchi,
e la seducente Paolina. Che proprio a Palazzo Serbelloni sul corso di Porta Riconoscenza attuale corso
Venezia acconsentì di convolare con il generale Leclerc, il
Bonaparte biondo: ben prima di essere scolpita in marmo dal
Canova in seducente posa in
quel dell'urbe ormai sposa in seconde nozze con il Borghese. Assenso
obbligato, quello di Paolina, proferito
proprio a due passi dal seicentesco Palazzo
del
Senato ex Collegio Elvetico da tempo archivio delle
memorie scritte e ancora, armoniosamente concavo,
uno degli edifici più eleganti della città. Pur incerta
la Paoletta disse di sì alla scelta del volitivo fratello: seguirono
spese
pazze, instancabili flirt
con i colleghi dei marito, balli nei saloni festosi e
scenografici e lascive performances
nelle camere da letto con specchiere intagliate e
dorate (tra cui quella detta "di Napoleone"). La "sorellina"
fu fenigrafa e concubina anche nel capoluogo lombardo in barba
alle #metoo
d'epoca.
Sopra e sotto: interni Biblioteca Braidense (Brera)
Oggi
gli
interni affrescati di corso Venezia vengono affittati dalle
eredi per eventi importanti. In comune il palais
del duca Serbelloni ampliato in forme neoclassiche dal
ticinese Simon Cantoni nel 1793 - la cui fronte seicentesca in
laterizio si gode solo dal retro e i cui saloni visitabili su
richiesta richiamano con dovizia i fasti napoleonici tanto
quanto la sua incontenibile volontà di grandezza - assieme
all'Archivio di Stato soffrirono i "chimici" bombardamenti del
1943 che distrussero la sala detta del Traballesi, lo scalone
a tenaglia (poco rovinato tanto che solo l'avidità degli eredi
ne impedì il restauro per sfruttamento locatizio nel
secondo dopoguerra), la biblioteca Sola-Busca e il piccolo
teatro del palazzo dal cui balcone l'ingioiellata Giuseppina
assistette a cortei e manifestazioni. Il resto, ossia l'ala
napoleonica, si salvò. Risparmiata dall'aereo estro britannico
fu pure in
via Palestro, dunque vicina, la Villa
Reale
del Leopoldo Pollak - raccomandato di ferro e assistente
del Piermarini all'Accademia di Brera ma che faceva i suoi
porci comodi al
posto di insegnare - ; fu una delle prime ad
affacciarsi su di un giardino all'inglese col laghetto che
riflette la mole maestosa dell'edificio. Verde pubblico in
questi tempi ritrovo extra-covidico
di mamme e infanti. Già elogiata dal Foscolo e dalla
sua ispiratrice Fagnani-Arese fu una delle poche residenze
apprezzate da Napoleone. Immancabile in villa la visita alla
GAM-Galleria d'Arte Moderna, almeno per vedere Balla e
Boccioni e il PAC che indipendentemente dalle mostre in corso
merita come spazio espositivo in se medesimo: con l'Hangar
Bicocca ancora il più felice della città.
Sopra
e sotto: Villa Reale fronte giardini Dai bombardamenti che resero Milano una città esteticamente episodica venne risparmiata pure Brera con il suo cortile a due ordini di arcate, tutto chiaro-scuro e pieni-vuoti, al cui centro campeggia idolatrato il nudo grediente di Napoleone fuso in bronzo dal Canova (il gesso preparatorio è all'interno della Pinacoteca).
Sopra
e sotto Arco della Vittoria poi della Pace
Sopra
e sotto Palazzo del Senato oggi Archivio di Stato Sopra
e sotto Arena Palazzina Appiani Sotto:
ingresso Palazzina Appiani, Arena
Prospettiva
a
cannocchiale Castello-Arco Pace a parte, del progetto
urbanistico napoleonico, da lui bocciato poi per l'elevato
costo, rimangono il semicerchio stradale dell'arcuato Foro
Bonaparte e ai margini del Parco l'Arena
Civica del Canonica. Gestita dal FAI la graziosa palazzina Appiani, eretta su quella lignea progettata da Andrea
Appiani per i festeggiamenti e i pubblici spettacoli che
allietarono l'età della Cisalpina e del Regno Italico, fu
inaugurata nel 1807 alla presenza di Napoleone. Curiosa la
loggia Pulvinare o loggia reale che poggia su otto colonne
corinzie. Incantò pure
il Verga. Il pavimento mosaicato dell'ingresso è notevole ma
l'interno, asettico, non regala grandi emozioni né esuberanti
estri decorativi. Il salone d'onore è piuttosto spoglio, così
privo di arredi; la vista dell'arena che arieggia un
anfiteatro classico è solare. INFO Palazzo Serbelloni:
visite guidate f.kappler@fondazioneserbelloni.com Palazzina Appiani:
visite guidate fondoambiente.it
Biblioteca
Braidense: braidense.it Villa Reale-GAM : gam-milano.com
Sopra
basamento statua Napoleone nel cortile di Brera
Testo e foto copyright by Andrea Battaglini
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