DOVE
VAI?
TASTI E SUONI LETTERE
E SCARPONI:
MITTERHOFER, PARCINES E LA MACCHINA DA SCRIVERE
Sopra
e sotto: due dei cinque modelli di macchine da scrivere di
MItterhofer
Sopra:
Parcines dettaglio casa del centro storico luglio
2021 La
storia
dell'invenzione della macchina da scrivere è un sudoku; come
quella di tante scoperte tecniche elaborate nella seconda metà
dell'Ottocento, periodo della convenzionale seconda
rivoluzione industriale quando contemporaneamente
in paesi e luoghi diversi si sprigionarono,
all'insaputa, nidi archimedici
indirizzati all'innovazione che, allora come oggi,
furono controversi e tanto più fallimentari economicamente
quanto più originali. Salvo poche eccezioni cui però non
appartenne quella del meranese e asburgico Peter Mitterhofer
creatore tra il 1864 e il 1869 di cinque modelli della prima,
e pare la più geniale, macchina da scrivere: sovvenzionati
anche, ma poco compresi e infine tralasciati dal "sicuro"
fiuto conservatore dell'imperatore Francesco Giuseppe chiamato
in causa direttamente dal montanaro inventore che per ben due
volte e a piedi si recò da Parcines, lirico borgo meranese, a
Vienna - circa 645 chilometri, 1300 tra andata e ritorno -
diretto proprio alla
corte imperiale snocciolata tra l'Hofburg e
Schönbrunn,
tra il Ministero della Tecnica e del Commercio e il palazzo
del medesimo imperatore che notoriamente schivava qualsiasi
innovazione: mal sopportò infatti elettricità, scaldabagni,
telefoni, automobili; salvo, obtorto collo, il telegrafo.
Peter ricevette denari da "Cecco Beppe" - e ben due volte - ma
più per la tenacia e la fatica dimostrate che per la
comprensione e/o industrializzazione dell'apparecchio in se
medesimo. Piccolo preludio dell'Austria Infelix.
Sopra
a sinistra cartoline di Sissi e Franz Joseph al museo Onkel
Taa di Toll-Partschins e a destra museo Mamming a Merano
sala Mitterhofer LE
PRIME
MACCHINE DA SCRIVERE A PARCINES Ai margini dei meleti che meno dopati già allora pettinavano i campi ondulati che scivolano verso le acque dell'Adige e all'ombra della chiesa di San Pietro e Paolo annunciata dal tipico campanile a bulbo rosso sangue di bue, Mitterhofer figlio di un falegname e poi genero di un carpentiere si dilettava a costruire strumenti musicali con cui - anche in locali gemütlich come l'odierno ristorante e museo di memorabilia legate a Sissi e Franz Joseph I "Onkel Taa-Bad Egart" di Töll Partschins - intratteneva amici e parenti con le sue "Schnaderhüpfein". Ossia con composizioni in versi accompagnate dalle note del suo "Glachter" ligneo, una specie di xilofono in grado di introdurre suoni simili a risate che aveva le caratteristiche tecniche simili a quelle poi elaborate nelle sue macchine da scrivere: martelletti che, battendo su lamelle di legno, producevano suoni e uguali a quelli che, colpendo la carta, avrebbero impresso lettere e caratteri. Il fantasioso e caparbio artigiano, nato circa due secoli fa e abile alla pari di un liutaio, tra il 1864 e il 1869 inventò e costruì cinque avveniristici modelli di macchine da scrivere (sei in vero ma uno è fuori da ogni radar) : due realizzati in legno con il cestello dei martelletti e le leve dei caratteri in metallo che perforavano la carta e tre in legno e metallo più evoluti e dotati di caratteri sempre in ferro. I primi modelli ("Vienna 1864" e "Dresda") avevano i tipi non ancora inchiostrati e perforavano la carta tramite aghi fissati ai martelletti emuli della scrittura per i ciechi e presentavano una cornice di legno disposta sopra al cestello dei martelletti per tenere teso il foglio di carta. Dal 1866 in avanti Mitterhofer impiegò invece il rullo perché al posto dei caratteri perforanti aveva giustapposto caratteri metallici che percuotevano un tampone di setole inchiostrate consentendo la colorazione delle lettere che apparivano nere sullo sfondo bianco della carta. Seguirono poi il modello "Merano" (oggi esibito in una sala dedicata al periodo di Franz Joseph I al prezioso museo civico Palais Mamming di Merano) e infine il suo capolavoro: il modello "Vienna 1869" destinato a fare, in teoria e secondo i desideri di Mitterhofer, da prototipo per una produzione seriale. Sopra Museo Macchina da scrivere a Parcines (Mitterhofer) e sotto a sinistra villeggianti e a destra Peter Mitterhofer a
Sopra
e sotto: Merano Kurhaus e scultura sulla Passerpromenade
I
DUE VIAGGI MERANO-VIENNA PER PRESENTARLE ALL'IMPERATORE Merano - con il sobborgo di Parcines - allora era meta frequentata dalla corte imperiale asburgica e come oggi agognata località "wellness" nota per il clima mite e soleggiato, l'aria pura, l'acqua benefica già celebrata dai romani e ora ben sfruttata dalle rinnovate terme che contano 25 piscine - di cui due curative al radon - snocciolate alle adiacenze del Kurhaus. Un angolo tirolese incorniciato da previste alture verdi e rilassanti ma non troppo epiche, poco segnate e impegnate dai volumi rocciosi, incendiati al tramonto, delle prossime crode dolomitiche. Una meta benefica e relax. Per Mitterhofer e le sue macchine da scrivere solo una base di partenza: scarponi di crosta ai piedi, una rigida gerla di legno handmade protettiva dei prototipi scriventi, pezzi di speck affumicato a dovere nel maso di famiglia e tanta tenacia alpina. Un viaggio lungo - più di un mese di cammino - intrapreso la prima volta in inverno, nel gennaio del 1866, senza ramponi ma con la neve ai ginocchi, lungo i portici pittoreschi di Merano dove occhieggiano griffe e show-room, scendendo la Val Passiria di ampio respiro e macchiata solo dal romantico borgo di San Leonardo, affrontando i passi del Giovo e del Brennero, Innsbruck e la Inntal, quindi a oriente fino a St.Johann in Tirol e a sud di Salisburgo sfiorando Saafelden, Bishofshofen, Schladming, Liezen e poi a nord per Admont, Gesäuse, Mariazell, St.Pölten e dunque Vienna, la capitale del grande Impero ormai orientato verso l'Ungheria e prossimo al disfacimento.
Sopra
Parcines casa dove visse Mitterhofer e sotto casa centro
storico Sopra
Merano dettaglio Duomo e sotto Mitterhofer scollinò e scese
la Val Passiria
Sopra a Vienna con Francesco Giuseppe
Giunto a corte chiese a Francesco Giuseppe I "sostegni economici per l'invenzione e per il suo pratico impegno sicuro di poter perfezionare l'apparecchio ad uso di potenziali utilizzatori industriali". I periti ufficiali non ne intuirono il valore ma elargirono a Mitterhofer una sovvenzione di 200 fiorini d'oro "per la tenacia dimostrata"; e nel 1869, in seguito a un secondo viaggio compiuto con il nuovo modello poi chiamato "Vienna 1869", la cancelleria del governo imperiale comprò la macchina da scrivere per 150 fiorini destinandola all'Istituto Politecnico "pur non prevedendone un'effettiva applicazione". Oggi, come un cimelio, è conservata al Museo della Tecnica della capitale austriaca. Deluso, il geniale inventore abbandonò per sempre il capitolo delle scriventi e trascorse gli ultimi anni da semplice artigiano fino alla solitaria morte nel 1893. Non poté che sbollire l'inquietudine alla frescura delle cascate di casa che anticipano il gruppo del Tessa. Dopo 30 anni gli venne ufficialmente riconosciuta la paternità concettuale della macchina da scrivere che però ormai - affinata, solida e tutta in metallo dipinto a mano - era stata brevettata nel 1874 negli Stati Uniti da Sholes&Gidden e industrializzata dalla Remington di Illion. Sopra
Parcines e sotto Merano dettaglio casa in via della Libertà
IL
MUSEO
DELLE MACCHINE DA SCRIVERE DI PARCINES Oltre mille pezzi rari di cui 360 esposti si allineano nelle bacheche del museo di Parcines eretto quindici anni fa a pochi passi dalla casa dove visse e operò per 31 anni Mitterhofer: dal primo modello - ricostruito - inventato da Peter nel 1864 alla danese Malling Hansen del 1867 che presenta una semisfera forata dove scorrono le aste rigide con i caratteri impressi poi su carta carbone, dalla prima macchina industrializzata negli Stati Uniti Sholes&Gidden-Remington del 1874 alla famosa Enigma a codice cifrato che equipaggiava gli U-Boat nazisti. Una collezione incredibile, raccolta dall'informatico Kurt Ryba, racconta lo sviluppo non soltanto della scrittura e della macchina da scrivere ma l'evoluzione della tecnica a cavallo tra Otto e Novecento e la storia anche sociale di una curiosa marcia "meccanica" che si concluse negli anni Ottanta del secolo scorso con la diffusione del computer. Sopra Museo della Macchina da scrivere; sotto a sinistra modello danese di Hansen e a destra la gerla e l'apparecchio costruiti da Mitterhofer
Sopra:
Maria Mayr responsabile del museo di Parcines
Andrea
Battaglini ARRIVARE In
auto
da Torino sono circa 435 km per 4,15 ore di viaggio. In treno
( thetrainline.com trenitalia.it
italotreno.it ) oltre
cinque ore con cambi a Verona e Bolzano. INFO schreibmaschinenmuseum.com merano-suedtirol.it/de/partschins-rabland-und-toell.html merano-suedtirol.it termemerano.it palaismamming.it Sopra:
le terme di Merano contano 25 piscine DORMIRE A
Parcines tradizionale e panoramico l'Hanswirt (hanswirt.com)
mentre minimalista il Mair am Ort Living (mairamort.it). A
Merano spigoloso geometrico e centrale l'Imperial Art
(imperialart.it) mentre, tra i giardini silenti di Maia Alta
la Villa Eden (villa-eden.com) rimane il rilassante, ipnotico
e blasonato hotel per pochi intimi
e di chiara fama.
Sopra
e sotto : Villa Eden a Maia Alta
MANGIARE Il
Bad
Egart di Töll Partschins (onkeltaa.com) propone una cucina
vegetariana e floreale (tutto coltivato nell'orto) di
eccellente fattura. A Merano classico e gradevole il Sigmund
(restaurantsigmund.com) mentre unica la Robertsstube a Tirolo
(roberts-stube.it) ricavata nella roccia glaciale e dove
sfilano piatti cucinati con i più selezionati prodotti
mediterranei, non unicamente altoatesini. Il ristorante di
Villa Eden invece è in attesa della sua prima stella Michelin.
Sopra
e sotto: orto
e piatto vegetariano e floreale all'Onkel Taa di
Toll-Partschins
Testo e foto copyright by Andrea Battaglini
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