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TIC-TAC NEUCHÂTEL: UN CANTONE CHE HA TEMPO

PARTE PRIMA


Sopra   lungolago a Neuchatel Belle Epoque e sotto automa Jaquet Droz al Museo di Belle Arti




Sopra: marina di Neuchatel

Neuchâtel aprile 2021

INTRO

E'  la storica  e internazionale patria di pendole, quadranti e orologi - da parete, da tasca, da carrozza, da polso - e il rilassante altopiano ondulato degli automi, i primi computer e androidi meccanici della storia  creati  nel Settecento  a La Chaux-de-Fonds dal genio di Jaquet Droz et Leschot. E' il cantone discreto, misurato e segnato dal senso della durata laica e protestante e dalla percezione sensibile dell'intervallo su cui ha forgiato l'industria della precisione che è divenuta il simbolo della Svizzera. E' il rifugio rilassante scelto da Dürrenmatt - di cui quest'anno cade il centenario della nascita celebrato in liason con quello di Sciascia entrambi autori di polizieschi dirompenti e impegnati - che dalla sua villa in costa guardava il più grande dei laghi interamente elvetici incorniciato dall'emozionante increspatura di innevate vette alpine dipingendo tele visionarie esposte à côté nel geometrico Centre firmato da Mario Botta.



Sopra: vigneti lago di Neuchatel

E' il territorio tracciato dalla morbida valle della Fata Verde, ovvero dalla Val de Travers, ovvero dalla matrice di quell'estroso assenzio che fu alcolica linfa vitale per i poeti maledetti e per tanti impressionisti ed economico aperitivo durante la Belle Époque, proibito dal 1910 al 2005 ma oggi tornato in voga. E' la terra lirica di Le Corbusier nato a La Chaux-de-Fonds dove imparò, rifiutandola, l'art nouveau (incredibile ed emozionate il crematorio) e dove realizzò le sue prime cinque case tra cui quella Maison Blanche che è meta di pellegrinaggio di architetti e designer. E' tanto, per un piccolo cantone (170mila abitanti e 13mila frontalieri francesi governati da poco da  un Gran Consiglio a trazione femminile) che resta tra i più sinceri e understated e, pure per le sdrucite tasche italiane, economicamente convenienti della Svizzera (vitto e alloggio anche nel capoluogo di Neuchâtel costano quasi un terzo in meno, ad esempio, rispetto a Losanna, Ginevra, Basilea, Berna).


Sopra centro di Neuchatel , murales della Fata Verde

La capitale dell'orologeria è l'avamposto della silente e magica Val Brevine che, parallela alla Val de Travers, è apostrofata la Siberia della Confederazione registrando nei lunghi inverni una temperatura media di -30/-35° ma che, libera dai ghiacci, risulta una conca di prati e boschi rotolanti, di ampio respiro visivo, sfiorati da cieli immensi e disegnati come quelli canadesi o argentini.


Sopra pendole e orologi del cantone di  Neuchatel

Proprio durante i mesi gelidi  nelle valli di Neuchâtel contadini e agricoltori, abili di mano, lavoravano su commissione gli ingranaggi (quadranti dipinti, farfalline, ghiere...) ordinati dai maestri orologiai e fabbricanti delle prime "mini-macchine del tempo", per lo più ugonotti calvinisti provenienti dalla Francia in seguito all'editto di Nantes e stanziati a La Chaux. Solo agli inizi del Novecento una competente comunità ebraica emigrata dalla confinante Alsazia e capace nel commercio internazionale, concentrò in fabbriche la produzione delle marche ovunque famose  tra la borghesia perché "il tempo era denaro". Nel Museo dell'Orologeria della cittadina protetta dall'Unesco come esempio urbanistico essendo stata ripensata alla fine dell'Ottocento dopo un incendio proprio in funzione dello sviluppo di una gigante "manifattura orologiera assoggettata all'industria del tempo" sono esposti circa 4500 pezzi da collezione tra cui 2700 orologi e 700 pendole da parete.

GLI JAQUET-DROZ

 

Gli automi Jaquet  Droz dunque non potevano che nascere e operare qui. In sei anni, dal 1768 al 1774, il geniale maestro Pierre Jaquet assieme a suo figlio Henri-Louis e all'assistente Jean-Frédréric Leschot che fu quasi un figlio adottivo crearono 4 automi (uno è andato perduto) considerati per i complessi congegni meccanici che ne permettono il movimento i primi computer/robot della storia.  Ogni automa (il disegnatore, lo scrivano e la musicista) conta da 36 a 120  dischi metallici o camme  - divisi in tre parti - che consentono anche  combinazioni utili a far muovere a tempo dita braccia e testa di ciascun androide realizzato in legno di tiglio dipinto. Lo scrivano ad esempio scrive con una piuma d'oca testi programmabili di 40 caratteri su 4 righe. Con la mano bagna la piuma nel calamaio accompagnando il gesto col movimento degli occhi e della testa; scrolla il pennino e riempie un foglietto di carta che si sposta.

Fu il guadagno delle precedenti vendite delle già celebri pendole, degli incredibili carillon e orologi da carrozza  ai re di Portogallo, Spagna e Francia che consentirono a Pierre di progettare (i disegni non ci sono più) e realizzare gli algoritmici  meccanismi che governano gli automi alti circa 70 centimetri. Le geniali meraviglie ebbero subito un successo straordinario tanto che in seguito a Londra un mercante chiese a Jaquet Droz di realizzare una mano artificiale, perfetta e funzionale, per una giovane donna che aveva perso l'arto. I Droz, che sposarono la conoscenza teorica a quella meccanica divennero così fabbricanti di protesi, pure.

Gli automi sono conservati, manutenuti, esposti e messi in funzione da un secolo nella prima domenica del mese nel Museo di Belle Arti di Neuchâtel che sul quai Leopold, all'interno,  è annunciato dallo scalone d'onore  affrescato ai lati da Lèo Paul Robert a cavallo tra Otto e Novecento  in stile totalmente visionario, apocalittico e simbolico. Illustra le principali attività del cantone tra cui, ovviamente, quelle della Fata Verde e dell'attività orologiera. Impressionante, come gli automi. Solo, in parte, i "diabolici" automi della collezione Weiss-Stauffacher esposti al Bundesmuseen della vicina Seewen sempre ai piedi del Giura ipnotizzano quanto gli Jaquet- Droz (vedi link sotto).

 

L'odierno revisore dei Jaquet-Droz è il maestro orologiaio Thierry Amstutz che oliando i meccanismi dei "suoi" androidi  racconta: "subito dai Droz furono presentati in Francia e in Inghilterra ma poi, per la loro delicatezza e fragilità, non hanno più viaggiato per secoli, a eccezione di un solo automa per una recente trasferta a Pechino dove è volato imballato a dovere. Purtroppo i cinesi hanno fatto cadere la cassa proprio sulla pista dell'aeroporto e ho passato 36 ore filate per rimediare al danno provocato dalla inadempienza dei traslocatori tanto più che, dovendo per accordo essere esposto en plein air nel cuore di Pechino ormai in pieno inverno, i micro-meccanismi si ibernavano: è stato un incubo. Mai più!".  L'atelier di Thierry, " Au carillon d'or",  è all'uscita della città verso la Val de Travers, a Auvernier. Con i figli ripara e restaura pendole antiche e moderne. Un certosino laico insomma. Nella sua bottega carillon e pendole  dialogano a suon di musica. Realizzata dallo stesso Amstutz, una pendola sopra al quadrante dell'orologio  esibisce libertina due mini-automi che copulano. Osée, è comunque figliastra della sensibilità erotica di matrice post-illuminista e della libertà licenziosa tanto in voga nei salotti della nobiltà francese a cavallo tra Sette e Ottocento che oggi è recuperata in chiave umoristica.





Sopra e sotto: Museo di Belle Arti, scalone con affreschi e vetrate di Leo Paul Robert a Neuchatel



Sopra e sotto, gli auotmi Jaquet Droz et Leschot e maestro orologiaio Thierry Amstutz

 
   

   


Sopra fronte orignale XVII sec di Palazzo Serbelloni e sotto: interni saloni (soffitti, decorazioni...) del Palazzo Serbelloni 


   

Sopra e sotto: bottega e pendole del maestro orologiaio Thierry Amstutz e figli ad Auvernier


video sugli automi Jaquet-Droz et Leschot : https://youtu.be/Ub1YG7Z3m70


LA CITTA'

 

E' un segno della "gioia di vivere" evidente anche nel cuore storico di Neuchâtel che alterna rigori sei e settecenteschi a svolazzi decorativi eredi della Belle Epoque e a  tanti edifici a bugnato realizzati con la locale pietra gialla le cui pietre squadrate vennero apostrofate da Alexander Dumas  panetti di burro.

34mila anime di cui 4mila studenti che frequentano i corsi di biotecnologia e biomedica legati alle università di Losanna affollano un francobollo raro, gonfio di atelier e botteghe artigianali che richiamano un gusto "parigino" coltivato con dovizia: vetrine di moda, di design, di vini, di libri sorprendono per originalità e raffinatezza. E' giocosa come il vecchio tram che staziona in place Pury che è in realtà un "tramoscope": all'interno una galleria di immagini retroilluminate animate  e disegnate raccontano in pochi minuti la città ai tempi della Belle Époque quando già vantava la prima biblioteca pubblica del paese (1835) oltre all'elegante Hotel DuPeyrou in stile Luigi XVI, il cui committente fu amico ed editore di Jean-Jaques Rousseau di casa nel cantone, all'imponente e articolato castello che la domina e alla Collegiale nel cui presbiterio irrompe cromatico il cenotafio dei conti di Neuchâtel che è con le sue quindici statue di dame e cavalieri lignee e policrome una clip tre-quattrocentesca sulla vita quotidiana del periodo.



Sopra via del centro storico con murales personaggi in visita alla città e sotto scorcio dal giardino delle sculture


Sopra chiostro della Collegaita e sotto tipico cortile casa XIX secolo nel centro storico


Sopra tramoscope e sotto Hotel du Peyrou


Sopra platano  nevrastenico e sotto scorcio strade del cuore storico con murales

Sopra cenotafio del presbiterio della Collegiata e sotto Hotel du Peyrou

Sopra lago di Neuchatel e sotto porto con vecchie botteghe dei pescatori

Sotto: statua della Belle Epoque


CENTRO DÜRRENMATT

I colori delle statue del cenotafio sono vivaci quanto quelli stesi dall'ironico e bizzarro  scrittore-pittore-commediografo Dürrenmatt nelle su tele firmate con  il simbolo  triangolare e matematico "delta" esposti nello spazio museale disegnato da Mario Botta di fianco alla villa in costa che, dal Vallon de l'Ermitage, domina il lago.

 Visionario, grottesco e introspettivo, dal suo studio la sua vista-visione si perdeva, e sfuma ancora oggi,  in trasparenti lontananze sulle cime innevate della Alpi bernesi che l'autore de "La Promessa", di "Giustizia", de "Il giudice e il suo boia"  ben conosceva essendo cresciuto nell'Emmental.  Complementare alla sua scrittura la sua caricaturale vena pittorica racconta l'inquietudine già espressa nella caustica opera letteraria che contribuì pure all'evoluzione della drammaturgia tedesca. La struttura ipogea e ondulare di Botta il cui interno-spazio espositivo è un semi-cilindro che dall'alto pare uno spicchio di mela, "è antitecnologica, antimoderna e pensata per la riflessione e non per il consumo; in fondo Dürrenmatt fu un eretico svizzero" ha detto l'architetto ticinese raccontando l'avventura neocastellana che si è concretata nel labirinto, come labirintica - e critica come nel dipinto "I banchieri" ad esempio - è stata l'espressione dello scrittore. I quadri sono sospesi nel vuoto, navigano nello spazio staccati dal muro curvo, il limite di un ventre sotterraneo illuminato da una luce filtrata che cambia, non diretta sulle opere per "un edificio calmo che smorza l'aggressività dipinta da Dürrenmatt".

La pietra nera usata da Botta nel Centre stacca con la piccola villa bianca abitata fino al 1990  dove è visitabile lo studio semplice e luminoso dello scrittore; ma nel percorso labirintico tra lo spazio nuovo "bottiano" e la casa sorprende una piscina poco profonda che, precisa Madeleine Betschart responsabile del CDN, "è  stata da poco realizzata da giovani architetti/designer con una installazione pavimentale di legno  scavata a intaglio nei margini  con  bassorilievi ondivaghi che richiamano lo specchio e il movimento dell'acqua". Particolari del Centre immancabili.

Sopra CDN e direttrice Madeleine Betschart e sotto studio dello scrittore

Sopra CDN realizzato di Mario Botta con quadri di FD e sotto la toilette dipinta dallo scrittore-pittore Duerrenmett

Sopra e sotto CDN


Sopra dal CDN verso la villa di FD e installazione "ondivaga"

 

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 Á LA PROCHAINE

INFO

myswitzerland.com

neuchateltourisme.ch

Guida turistica, eccellente: christine.damon@bluewin.ch

Per gli automi Jaquet-Droz al Musée des Beaux-Arts: mahn.ch

CDN, Centre Dürrenmatt: cdn.ch

 

DORMIRE

Vista sul porto, marina, lago e montagne innevate sullo sfondo al Beaulac (beaulac.ch) che è moderno ma con ottimo ristorante anche di cucina "nippo-lacustre". Sempre ai bordi del lago più caro ma di sapore "fine-secolo" il Beau Rivage (beau-rivage-hotel.ch). Le Petit Hotel a Chaumont ha una magnifica vista sul lago (petithotel.ch) e le Alpi e l'Hôtel Alpes&Lac è di gran gusto (alpesetlac.ch).

 

MANGIARE

Grazie  anche ai preziosi vigneti che scivolano sul lago, tradizionalmente si mangia bene e si beve meglio: dal persico (quello indigeno, piccolo) ai formaggi di capra e vaccini, dai rossi Chasselas ai bianchi Oeil de Perdix o al rosé pétillant  Mauler che sono tutti nettari gustosi e profumati. Per non dire del mitico Absinthe, servito come aperitivo.

Accogliente la brasserie Cardinal arredata in stile art-nouveau (Seyon 9, lecardinal-brasserie.ch) e simpatica ad Auvernier la brasserie du Poisson ( Rue des Epacheurs 1, tel 0041 32 731 62 31).

Sopra enteca del compositore Bauermesiter  e sotto (2 foto) interno art nouveau della brasserie Cardinal


 

 

BOUTIQUES

Imperdibile Le Cabinet d'Amateur di libri antichi e rilegature d'antan (2, escalier du Chateau) e, ricavata in una cantina seicentesca dalla volta a botte, l'enoteca musicale di J.Ph-Bauermeister (21, rue des Moulins) dove il proprietario tra casse di vini pregiati improvvisa al pianoforte melodie da lui composte.  Per i nostalgici squisito il caffè a La Bottega (rue Fleury 5).

Sopra libreria di antiquariato  Le cabinet d'Amateur

 

Andrea Battaglini e Elisabetta Bagliani

n.b. sugli automi Weiss-Stauffacher: https://www.lastampa.it/topnews/tempi-moderni/2018/06/09/news/a-soletta-soleure-solothurn-la-collezione-weiss-stauffacher-tra-diabolici-automi-da-mettere-al-rogo-1.34023274

Sopra : scultura  sul molo della marina


Testo e foto copyright by Andrea Battaglini


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