Sopra:dalla terrazza del Proa Dearsena Sur e Riachuelo

 

Sopra alla Galleria Barro installazione di Mondongo Tres

 

LA NUOVA BOCA: DISTRITO DE LAS ARTES

E’ più pacata e meno effimera e modaiola di Palermo SoHo, più autentica e  sincera di San Telmo. E’ la nuova Boca.

Sopra calle Caboto sfondo murales e sotto: galleria Barro



BUENOS AIRES, settembre 2017- luglio 2018

Ai margini del putrido Riachuelo oggi in corso di bonifica  e della curva della Darsena Sud, proprio dove la capital federal fu fondata nel 1536 da Don Pedro de Mendoza e dove ancorarono a fine Ottocento le navi “maleodoranti” provenienti da Genova e gonfie di emigranti, ventidue anni fa la Fundación Proa inaugurò con le sue mostre selezionate di caratura internazionale  una nuova epoca del pittoresco quartiere portuale “genovese” concretato da case sonoramente colorate e dalla lamiera corrugata che, pur dipinte e immortalate nel dopoguerra dall’autodidatta eccentrico  ma già quotato Quinquela Martín che con segno vigoroso immortalò pure portuali scaricatori e navi,  scivolarono poi nel degrado, nella povertà e nel malcostume stropicciando  l’acciottolato - oggi  over-turistico  - del Caminito.

Sopra: murales artistico.Sotto ingresso del Macba

Sopra:dettaglio modernista

Quella della Techint-Tenaris, artefice e sponsor del Proa, fu una scelta pioneristica, una sfida che si risolse in una miccia culturale  seguita quasi a ruota negli ultimi lustri da altre istituzioni: Usina del Arte, Usina de la Musica (ricavata nella sede dell’ex Compagnia Italo-Argentina di Elettricità), Macba (Museo d’arte Contemporanea scandito in tre piani dedicati soprattutto alla optical/cinetica art di matrice argentina), Mamba (Museo d’arte Moderna artefice di mostre ben confezionate d’arte e fotografia)  e dunque da gallerie di punta come la Barro o la Walden, e show-rooms ricavate in vecchie officine ultima delle quali quella di Diego Benzacar che dalla centralissima calle Florida  ha creato qui, proprio sopra il Museo di Quinquela Martín e di fianco allo storico Teatro de la Ribera in parte dedicato al tango e agli otto affreschi dipinti in sala dallo stesso Quinquela, una vera piccola agora (la Munar) che, se non fa impallidire il Garage del Gorkji Park moscovita o il VaC della Zattere veneziane, comunque ospita e accoglie giovani virgulti dell’arte contemporanea esponendo i loro lavori con dovizia. Nasce e si sviluppa così il nuovo Distrito de las Artes di Buenos Aires.

Sopra:Mamba, installazione di Saraceno; sotto cartoneros in relax

Sopra dettaglio modernista

Ad usum aliena la Boca sollecita la memoria sull’attigua Bombonera, lo stadium et museo del Boca Juniors di Maradona&C&Macri (quest’ultimo attuale presidente della nazion ed ex presidente della nota squadra di calcio).

. Sotto:museo di Quinquela Martin, terrazza con sculture

In realtà nonostante la bonifica in atto - ma non conclusa -  gentrificante e intellettuale, rimane una zona muscolare  in between tra intermittenti e misurate iniziative cool&trendy,  curiose mostre di calibro, spettacoli di danza contemporanea, projects rooms e laboratori, eventi-concerti magistralmente (o quasi)  comunicati, locali fusion (in calle Caseros soprattutto), teatri off come il Catalina Sur, maestosi murales d’autore, pizzerie storiche (vedi Branchero, del 1893)  e al contempo scarruffate auto-officine, gomerias, angoli promiscui, capolinee di meravigliosi e dipinti bondi-collectivos-bus, macellerie d’antan dove in estate si pugnalano nuvole di mosquitos, spartani studios artigianali, catapecchie old style e buie milongas come la Tacuarì-Tango. Insomma fascinosa e tutto sommato autentica, ma per certi versi considerata dalla golden class porteña una villa miseria riciclata per i turisti e dalla gendarmeria… “tuttavia un poco pericolosa specialmente di sera”.

sopra Museo Quinquela Martin; sotto: ingresso Mamba

Tanto che ancora la policía vigila e avvisa i passanti forestieri e ignari di non oltrepassare quella calle (la Olavarria), quell’angolo (Caboto y Brandsen), quella pulperia, confinandoli in un quadrilatero protetto. E por suerte però,  perché rischia, come l’East End londinese o la Prenzlauer berlinese,  la perdita di quell’humus ormai radicato che, piaccia o meno, ha fatto la Boca autonoma e ribelle: ab ovo usque ad mala (per tutti i gusti).

Sotto a destra: la biblioteca del Proa   

Sintetizza Elizabeth Torres braccio destro di Adriana Rosenberg direttrice del Proa: “E’ un quartiere ricettivo all’arte e all’artigianato (scultori, decoratori, artigiani…) ossia ad attività che si appoggiano al tessuto storico della Boca senza snaturarlo. Per tanto tempo venire alla Boca per i portenos ha significato uscire dalla città, dal benestante microcentro e raggiungere un “villaggio” popolato anche da creativi e sicuramente da una comunità  vitale e sincera ma sovente povera, emarginata e dunque potenzialmente inospitale agli stranieri. Oggi è importante creare dei vincoli sociali tra il nuovo ambiente culturalmente  dinamico o all’avanguardia e la gente di quartiere, della storica Boca, senza ostracizzarla”.

Sopra :alleria Walden, Karime tra quadri di Marcelo Alzetta. Sotto: murales in Caboto

Sotto:nei pressi dello stadio del Boca Junior la Bombonera

 

Sopra: dettaglio della Darsena Sur visto dal Proa. Sotto:il puente transbordador dipinto su lamiera

Sottobondi, bus per scolari alla Boca

 

“Certo”, dice Karime giovane colombiana in forza alla  Walden Gallery “agli opening delle mostre non vengono ancora gli abitanti del quartiere; diamo però tempo al tempo pur operando in un’epoca di veloci ed effimere mutazioni. Ed è comunque significativo che la stessa amministrazione cittadina abbia deciso di investire nel Distretto delle Arti promuovendolo con tenacia e facendone una piattaforma  di produzione e diffusione culturale”.

Sotto: uno dei tanto murales dipinti dagli street artists locali

Sotto:murales

Sotto Elizabeth Torres assistente di Adriana Rosenberg del Proa

Sotto:Diego Benzacar nella sua "agora artistica"

 

In basso a destra : casa dipinta con murales

Sicuramente - mostre a parte -  vale salire alla terrazza del Proa dove la vista spazia sulla Vuelta de Rocha  e punge il puente transbordador (1914) simbolo della Boca, uno dei granchi  d’acciaio che scavalca il Riachuelo costruiti dagli inglesi per il Ferrocarril del Sur (furono gli inglesi a realizzare la rete ferroviaria argentina dismessa poi ai tempi di Menem). Il transbordador collega la Boca all’isola Maciel e fino al 1940 sopportava una carico di  50 tonnellate ogni 4 minuti. Un capolavoro di ingegneria  - ne sono rimasti di simili 8 in tutto il mondo - che è forse il segno architettonico più bello del quartiere. Comunque ipnotico.

Text and Photos by Andrea Battaglini

photographer and travel writer since 1978

Sopra a sinistra e a destra : nei pressi del Caminito, tango

NOTIZIE PRATICHE/TIPS

INFO
turismo.buenosaires.gob.ar
proa.org
macba.com.ar
museomoderno.org
buenosaires.gob.ar/distritodelasartes/que-es
waldengallery.com
arteinformado.com/guia/o/munar-127086
barro.cc/es/gallery

destinoargentina.com.ar

 

ARRIVARE
Con alitalia.com, iberia.com, norwegian.com via Londra, e aireuropa.com, aerolineas.com.ar

DORMIRE
Nell’animata plaza Dorrego del quartiere di San Telmo, comodo per visitare anche la Boca l’Hotel Anselmo Buenos Aires (anselmohotel.net).
Il Moreno Hotel è a due passi dalla mitica Plaza de Mayo, oggi priva delle tenaci abuelas (morenobuenosaires.com): dall’albergo boutique è facile raggiungere in bondi/bus la Boca.

 

MANGIARE
E’ sulla silenziosa calle Caseros oltre il Parque de Lezama che  si sprigiona la viveza criolla distillata tra bar, ristoranti - dove scorrono fiumi di spumante Trepiche extrabrut da far impallidire il Riachuelo memore ancora degli sbarchi genovesi - e incredibili loft di modernariato. Da provare il Napoles Bar (Caseros 461, tel. 55071105).  Immancabile però la storica pizzeria Banchero (pizza al trancio, in Suarez 396, tel 43011406)

text and photos by Andrea Elvezio Battaglini are protected by European Copyrights Law: CDD April 10, 2016

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