Sopra: Rigoni nella terrazza del suo chalet ad Asiago

 

ITALIA

OLMI E RIGONI, UN ALTOPIANO PER DUE: ASIAGO

DUE CHIACCHIERE CON RIGONI STERN SU CENTOCHIODI

sotto: Rigoni nella terrazza del suo chalet ad Asiago



Asiago, primavera 2007 - Maggio 2018

“Magari ne avesse letti cento di libri in vita sua. Da cima a fondo neanche uno. Neanche i miei che, obtorto collo visto la storica amicizia e il buon vicinato, lodava e commentava” dice con una serena punta di rammarico Rigoni sulla terrazza della sua casa ritagliata tra i boschi di Asiago in Val Giardini a pochi passi da quella di Olmi abitata dal regista da quasi mezzo secolo.

Sopra l'altopiano di Asiago prima della tempesta Sotto: i boschi degli urogalli

 

Sotto: diritto di legnatico Costaluga

“Non ha mai amato leggere; è sempre stato affascinato dalle immagini in movimento, dal cinema, dal montaggio, dal legame di una fotografia con quella precedente e quella successiva. E anche il suo ultimo Cento chiodi lo rivela apertamente. Credo però sia  esagerato e presuntuoso asserire, come Olmi denuncia nel film, che leggere non serve a nulla ed è più proficuo  prendere un caffè al bar chiacchierando con un amico piuttosto che sfogliare pagine scritte; ma tant’é...penso proprio che leggere  per Ermanno, comunque la si rigiri, è sempre stato più faticoso che guardar scorrere dei fotogrammi anche se con occhio critico”.

Sopra e sotto cataste di legno a Campo Mulo

 

 

Sotto:fomme di formaggio Asiago

 

 

Parole di scrittore, immagini di regista. A ciascuno il suo. Di altopiano. Per lustri hanno condiviso l’amore per Asiago, per i suoi boschi e le sue trincee, la sua rugosa gente cimbra. Un bifronte sguardo poetico coronato già nel 1969 con il lungometraggio I recuperanti girato tra le alture rotolanti di Asiago e tra le ferite del Katz e dello Zebio da Olmi ma tratto da un racconto di Rigoni sceneggiato dal comune amico Tullio Kezich, critico, amante del western e scrittore mancato.

 

Sopra: Rigoni alle prese con le sue api

a destra in basso: particolare del sacrario della Prima Guerra Mondiale

In comune, sono morti a distanza di dieci anni ma per cinquant’anni hanno condiviso il colpo d’occhio sul Monte Kazt, hanno creativamente avuto il senso del ritmo: nella prosa Rigoni, Olmi nel decoupage. Secco, asciutto ma lirico. Assieme hanno raccontato e filmato i pascoli caprini a Pennar, i faggeti e i boschi degli urogalli, le composte cataste di legname di Campo Mulo e i diritti di legnatico a Costalunga, le trincee di Monte Zebio, la croda di Cima Portule, i casari e le ruote di formaggio, il cimitero di guerra inglese. E, soprattutto Stern, le memorie della guerra e le fatiche del dopoguerra: con la prospettiva  di raccontare il conflitto  e le sue conseguenze sempre “riprese” dal basso, dalla parte di chi nelle trincee ha combattuto davvero e poi tornando a casa si è trovato nudo, senza lavoro. Pagine e poi sequenze figlie di uno sguardo teso sui paesani che hanno percorso un dramma consumato tra rocce amare.

 

Sopra: trincea sul Monte Zebio

Quello delle api è invece un amore solo di Rigoni che cura le sue con dovizia: “Vorrei che tutti potessero vedere le api raccogliere il nettare dai ciliegi in fiore; sono dei meravigliosi insetti sociali. Certo ci vuole la pazienza di osservarle all’opera come, qui ad Asiago, ne occorre per vedere i caprioli sui pascoli di primavera. E serve pure tanta voglia di camminare”. L’ambiente dell’altopiano è difficile e può essere anche crudo, oggi come in passato.

Sotto cimitero inglese

“Negli ultimi anni con Ermanno ci siamo visti poco, ci siamo allontanati e non solo per i suoi impegni registici che lo hanno inevitabilmente portato altrove. Visioni diverse, invecchiando. E poi lui è legato alla pianura, alla gente del Po protagonista di tanti suoi film, e di fatto anche di Centochiodi, e io sono un vecchio alpino. Il mio paesaggio è verticale; il suo, oggi, orizzontale. Forse ormai abbiamo poco da condividere, viviamo sensazioni differenti”.

Sotto: Sacrario della Prima Guerra Mondiale

E forse Rigoni ha in stima e affetto il grande documentarista, quello dei documentari e docufilm girati per la Edison negli anni 1954-58; meno il regista di alcuni lungometraggi che lo hanno reso famoso assai curati nell'immagine, pisanelliana nel rigore geometrico, e cerebrali come Il mestiere delle armi.

nella foto sotto capre a Pennar

Sotto: contrada Rigoni di Sopra

Sotto: chiesa di Roana e monumento ai caduti

Comunque sembrano davvero lontani i tempi de I recuperanti  e, abiura dell'orologio,  pare anche quelli di Torneranno i prati - per le riprese innevate ispirato a certi indizi de Il sergente della neve -, quando Olmi  fece ricostruire per le riprese del film due trincee  nei pressi della Malga Dosso di Sopra, una delle 87 snocciolate nel comprensorio, con vista verso il forte del monte Verena. Proprio quelle scritte e riscrittei da Rigoni e dove venne sparato, il 24 maggio 1915, il primo colpo di cannone che segnò l’ingresso in guerra dell’Italia contro l’Impero Austriaco. Può essere che, come "i libri di Olmi", la storia insegni poco o nulla. Mai per Rigoni però.

Sopra: prati in primavera. Sotto: Chiesa e momuneto ai caduti a Canove

La chiacchierata con Rigoni Stern  è stata fatta nella primavera del 2007,  un anno prima della morte dello scrittore e dopo l'uscita del film "Centochiodi"

In basso adestra:Mario Rigoni Stern ad Asiago

Text and Photos by Andrea Battaglini

photographer and travel writer from 1978

NOTIZIE PRATICHE/TIPS

Come ci si arriva
Dall'autostrada A4 fino a Vicenza Est e poi lungo la A31 fino a Piovene Rocchette da dove si imbocca la SP n°349. L'aeroporto di Venezia dista 110 km

Info

asiago.to

Dove dormire
L’hotel Europa è centrale, nel cuore del paese, e di sapore (hoteleuroparesidence.it); intimo e in mezzo ai prati il Meltar Boutique Hotel (meltarhotel.com)

Dove mangiare

Immancabile nei piatti dell'altopiano il formaggio Asiago, più o meno invecchiato.

Storica sosta a La Baitina in località Kaberlaba (tel. 0424-462149).

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