SI FA PRESTO A DIRE SVIZZERO:

LA SVIZZERA DELLE BANCHE

sopra: vecchio caveau della Kantonal Bank a Muri nel bernese, courtesy by Alfredo Bernascon

sotto: Saas Fee



Svizzera 1988-2018

Schierati come una squadra di calcio durante l’esecuzione dell’inno nazionale, ticket da 1 franco in bocca, inquieti per aver fatto la fila ai tornelli  di accesso alle toilettes con le gambe a x e gli addominali ipertesi, a frotte i cinesi in cerca compulsiva di orologi da acquistare urinano allibiti  e increduli nelle stazioni di servizio delle autostrade svizzere. Poi - oltre al danno economico anche la beffa - imprecano in mandarino quando scoprono che, restituendo alla cassa del bar il biglietto sputato dalle macchinette ai tornelli, avrebbero potuto scontarlo pagando un po’ meno  thé verdi e bouillons noirs (improbabili caffè). Ma ovunque in viaggio è inevitabile usanza prima ristorarsi e poi rendere alla terra il dovuto. Tra il Cervino e il Corvatsch nei nastri asfaltati a doppia corsia chi paga, piscia.

Lucerna: Museo dei Trasporti

 

Hans Peter Franck, allora responsabile PR e comunicazione dell’Ente Turistico Svizzero a Zurigo, quando nel 1986 venne realizzata la tratta autostradale Castione-Biasca completando la via che in poco meno di tre ore collegava Basilea a Chiasso capì che favorendo l’attraversamento veloce su gomma della confederazione la A2 avrebbe anche decuplicato l’inquinamento delle valli senza portare diretti benefici al paese: “ormai gli autisti non si fermeranno né a bere un caffè né  a fare rifornimento; e non è poi detto che così la Val Leventina, convergente sul Gottardo e segnata da chiese romaniche che sono una Bibbia di pietra, possa guadagnarci con una statale meno nevrotizzata”. Così infatti è stato; e oggi per frenare l’inquinamento acustico e ambientale e per implementare la sicurezza dei viaggiatori in un percorso bucato da decine di gallerie, i limiti di velocità imposti (80, 90, 100, 110 chilometri orari) hanno aumentato di un paio di ore il  tempo di percorrenza  lungo l’asse nord-sud Europa.  E il ticket di accesso alle toilettes? A mali estremi, estremi rimedi?

sotto: Val Leventina, Giornico, Chiesa di San Nicolao

sotto caveau del Creidt Suisse a Zurigo

La Svizzera, al di là delle magnifiche montagne che occupano il 60% del territorio, dei boschi (circa un milione di ettari) e dell’energia idroelettrica potenzialmente ricavabile, ha nulle risorse naturali. Circoscritta da vette innevate, è isolata, senza sbocchi sul mare e con una sola ampia e sfruttabile pianura peraltro minuta se paragonata, ad esempio, alla Padania. Dunque non ha potuto che sviluppare qualche prodotto di precisione (vedi orologi), dal dopoguerra mecatronica ad alto valore aggiunto, “mentefatti” (nel chimico e nelle nanotecnologie di basilese memoria), ma da illo tempore ha generato soprattutto servizi: via via da militar-mercenari a turistici e bancari. Nonostante la strategica posizione nel continente, per la scarsa popolazione, l’assenza di materie prime e la ridicola dimensione il paese di Guglielmo Tell, perfino da Hitler giudicato “ininteressante”, è sempre stato “a servigio”: anche con la ponderata, ma di fatto inevitabile, neutralità promessa in caso di guerre e che, ufficializzata nel XIX secolo e poi nel 1914, invero risale al 1515 e cioè alla disfatta di Marignano  - oggi Melegnano -  inferta da Francesco I alle milizie elvetiche. Dal XIX secolo in poi il Canton Ticino, più liberale che altrove, ha sempre accolto e ospitato esuli e profughi e pubblicato testi e libelli censurati in altri paesi (da qui lo sviluppo di eccellenti tipografie, dell’impareggiabile grafica editoriale, dei puliti caratteri tipografici come ricordano i percorsi di Max Bill, Max Huber e Bruno Monguzzi). In cambio di denaro? Non proprio.

sotto: da Saas Fee, Vallese


sotto: UBS sede di Basilea, courtesy by Alfredo Bernasconi

Ginevra meeting annuale dell'ASB, courtesy by Alfredo Bernasconi

A proposito sottolinea puntuale Marco Solari - presidente del PardoFestival cinematografico di Locarno - che “nella prima metà del XIX secolo, quando la Lombardia era sotto l’illuminato ma severo giogo austriaco,  solo i Paesi Bassi potevano vantare infinita libertà di stampa e contare - assieme a Venezia - tipografie di livello come la Agnelli, la Vanelli e l’Eliatica del Canton Ticino”. Non è un caso infatti che il giornale svizzero “Il Repubblicano” venne fondato dall’avvocato Carlo Battaglini, polemista che a Ginevra, dove insegnava, abbozzò per primo in Europa un codice penale transnazionale oggi sotto esame a Strasburgo.

Dediti necessariamente a una necessaria economia di servigio, inevitabilmente nell’anima montanara dei rossocrociati sorse la consapevolezza che il denaro tutto move, che chi più chiede più paga, che pecunia non olet. Su alcune storiche e note nefandezze del sistema bancario elvetico, o meglio dell’ASB acronimo dell’Associazione Banchieri Svizzeri  - oggi  Swiss Banking che veste meglio quello che di brullo c’è sotto - ,  si rimanda ai saggi di Jean Ziegler. Però… “A onor del vero già tra le due guerre mondiali dalle nostre banche si poteva investire anche nelle più piccole e sconosciute falegnamerie canadesi perché lo sguardo è sempre stato dovutamente internazionale e aperto a  360°” amava ripetere Emanuel Sarasin, storico banchiere privato, quando ancora nei primi anni Ottanta del secolo scorso presiedeva l’ASB dal suo ufficio basilese dove campeggiavano ritratti di Cranach e di Holbein junior; “e sono state proprio queste performances offerte ai clienti  e non solo la segretezza dei conti a convincere il mondo a depositare denaro nel paese. Riguardo al discusso segreto bancario in Tirolo, ad esempio, all’apertura di un conto neppure chiedono un documento d’identità!”.

Ai tempi nell’esercito svizzero -  organizzato secondo il principio di milizia, solo difensivo ma biennalmente obbligatorio dai 30 ai 50anni - era in forza un vero esercito di banchieri/bancari. Che occupavano le cariche di ufficiali o sottoufficiali a seconda del grado impiegatizio nelle sedi di competenza. Forse sparavano pure, addestrandosi, proiettili d’oro, ovviamente  fuso nel centro zurighese del Credito Svizzero.  Curioso e indicativo, trasparente e piuttosto logico.

 

sotto: centro di produzione del Credit Suisse a Zurigo, courtesy by Alfredo Bernasconi

sotto: caveau della Kantonal Bank a Muri nel bernese

 

Basilea, sede della SBS oggi fusa con UBS, courtesy by Alfredo Bernasconi

 

 

di fianco a destra: Emanuel Sarasin, banchiere ed ex presidente dll'ASB, courtesy by Alfredo Bernasconi

Ecco perché, alla fine della “fiera del lingotto” sorprende sempre ascoltare quegli stranieri che hanno cercato la Svizzera come luogo/bene/ moneta/rifugio - anche comprando con qualsiasi escamotage case e chalets nelle rinomate stazioni invernali dell’Engadina e del Vallese e continuando a depositare soldi nelle “famigerate” banche ai piedi dell'Eiger - criticare con tenacia l’avidità elvetica. Che la madre dell’ipocrisia sia sempre incinta?

Text by Andrea Battaglini

Photos by Andrea Battaglini e Alfredo Bernasconi

photographer and travel writer since 1978

NOTIZIE PRATICHE/TIPS

 

Info

Generali: myswitzerland.com

Sul Museo dei Traporti a Lucerna: verkehrshaus.ch/it

Sull'ASB: swissbanking.org/it/home

 



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