La sua originale visione fu quella di affacciare nel verde di parchi e giardini rettangolari che concretano la vocale tracciata dove poco prima si distendevano pigri pascoli feriti già dalla ferrovia installata nel 1862 e proprio nei pressi di quello che dal 1880 al 1941 divenne il quartiere ebraico poi snaturato dalla deriva filonazista degli ustascia croati, le più importanti istituzioni culturali: musei, gallerie, teatri, grandi alberghi e pure la grande stazione centrale.
Nel segmento metaforicamente “vuoto” del ferro di cavallo rivolto verso la città alta, delimitato dalle vie Teslina e Masarykova, da pochi anni si allineano convenienti e modaioli locali fusion e vetrine cool frequentate durante la pausa estiva da Mandžukić, idolo e icona di Zagabria. Pedinandolo è facile parlargli perché “nonostante la fama è rimasto alla mano, disponibile alla chiacchera e all’autografo” come dice la guida Doris Kunkera. Doris di calcio capisce poco o nulla ma è colta e organizza dei tour letterari sulle orme della scrittrice Marija Juric Zagorka (1873- 1957) che fu la prima giornalista politica croata autrice del ciclo di romanzi “La strega di Gric” poi virati in film e serie televisive.
Dunque l’arioso “ferro di cavallo”. Iniziato nel 1866 e quasi completato nel 1925, marca la città con platani secolari, fontane, pavillons, curatissimi parterres fioriti disegnando ben 9 piazze: Trg Zrinskog, Strossmayerov, Tomislavov, Starčevićev, Botanički (giardino botanico piccolo ma dai profumi intensi), Marulićev, Mažuranićev e Marsala Tita.
Sopra: riflessi palazzi nella città bassa
A dividere i giardini si alternano l’esuberante Teatro Nazionale Croato, inaugurato da Francesco Giuseppe nel 1895, con un odierno cartellone d’avanguardia e che oggi dialoga con la nuova e cromatica Accademia musicale annunciata da una stele di acciaio dtile meridiana (modesta la facciata squadrettata, curioso il cilindro cangiante retrostante); il Padiglione dell’Arte, storico spazio espositivo del 1898 in ferro e vetro realizzato a Budapest per l’Esposizione Millenaria del 1896 e poi smontato e qui rimontato dopo due anni, il meraviglioso Archivio di Stato oggi biblioteca universitaria che è un vero capolavoro della Sezession sorvegliato ai lati da colonne su cui poggiano 4 gufi che sorreggono un globo, simboli e metafore della saggezza e del sapere, l’elegante hotel Esplanade in stile tarda Sezession, il Palazzo delle Poste del 1904 funzionalista più che manierista, il palazzo della Borsa oggi Banca Nazionale sintesi di classicismo e razionalismo (1927).
Sopra Galleria d'arte moderna; sotto: tram nella piazza Strossmayerov
Intorno altri edifici storicisti, neorinascimentali come il Museo d’arte e artigianato di Hermann Bollè, neobarocchi come l’Opera e poi ancora Sezession come il Museo etnografico del zagrebino Viekoslav Bastall. Una sinfonia architettonica equilibrata dove gli occhi eccitati dalle tavolozze di colori fioriti delle aiuole, ipnotizzati dalle sculture possenti e certe del grande Ivan Mestrovic nella piazza Strossmayera si riposano tra maschere, ferri battuti e lesene scanalate per distrarsi sui nuovi tram blu e aerodinamici della ZET che sfrecciano silenziosi ai margini del “ferro di cavallo”.
Sopra Stazione Centrale; sotto: ingresso Museo Arte Contemporanea
Quella di Lenuci fu una cifra stilistica lontana dai modelli urbanistici imposti dall’Impero che voleva soltanto copie di Vienna. E lontana pure dagli input ungheresi, i vicini mai tanto amati dai croati perché di fatto sottomessi alle volontà budapestine per asburgica decisione e così poco considerati al punto che ancora ai tempi della costruzione della stazione ferroviaria (1892) in stile storicista e su progetto del magiaro Ferenc Pfaff, sui treni le fermate venivano annunciate solo in ungherese che gli abitanti poco capivano. Anzi non intendevano affatto tanto da sbagliare sempre le stazioni e scendere altrove rispetto alla meta. Tant’è, decidevano loro, gli ungheresi, e col pugno di ferro. La “lingua” croata infatti era di ceppo slavo (anche se l’ortografia tracciata nel XIX secolo dal linguista Ljudevit Gaj conteneva elementi cechi) ed è stata nel Novecento un po’ inventata a tavolino da forme dialettali.
Sopra e sotto: dettagli del Museo arte e artigianato
Sotto: interni del Teatro Nazionale
La città bassa è l’anima culturale della capitale, tra mostre, concerti e spettacoli teatrali. Con l’ottocentesco cimitero di Mirogoj che è uno dei più fascinosi d’Europa essendo al contempo una galleria di scultura en plein air e un parco meraviglioso (passato l’ingresso campeggia venerata una inquietante enorme lastra tombale di marmo nero dedicata a Tudjman), solo il recente Museo d’Arte Contemporanea sta isolato oltre la Sava, nella città nuova che se si esclude l’Arena è per ora un quartiere soltanto residenziale, ma attira carovane di studenti e creativi per la selezionata collezione permanente (da Malevič allo zagrebino Damir Očko presente anche alla Biennale veneziana un paio di anni fa) e per le mostre di ricerca non pensate da curatori seriali perché nell’ex “cortina di ferro” comunque l’approccio culturale è sempre ponderato e meno superficiale che altrove.
Sopra dall'Hotel Palace giadini nella piazza Strossmayerov; sotto:cimitero Mirogoj tomba di Tudjman
Sotto: Archivio oggi Biblioteca Universitaria
Sotto a destra Hall del Museo d'Arte Cotemporanea
“A Zagabria, ad esempio, sono maturati diversi artisti e videomakers davvero interessanti” dice Nina Čulina del ministero dell’economia, imprenditoria e artigianato, “ma il problema è un altro: negli ultimi anni i ragazzi studiano qui e poi se ne vanno all’estero per guadagnare di più tanto che la città necessita e cerca giovani qualificati in tutti i settori e non ne trova”.
Amarezze comuni a sud delle Alpi.
Text and Photos by Andrea Battaglini
photographer and travel writer since 1978
NOTIZIE PRATICHE/TIPS
Come ci si arriva
In aereo al nuovo aeroporto Franjo Tudman via Zurigo o Monaco con swiss.com o lufthansa,com
Info:
infozagreb.hr
croatia.hr
Dove dormire
Il Palace (palace.hr) è affacciato sulla Strossmayera al n° 10 ed è il più antico albergo della città. Rifatto ora è un comodo quattro stelle. Vecchio stile anni Cinquanta rimodernato, piacevole e centrale, all’hotel Jadran ( Vlaska 50, hotel-jadran.com.hr )
Dove mangiare
Scelta esagerata, conveniente e ottima cucina che strizza un po’ l’occhio alle invenzioni fusion ovunque la Zaga Downtown (la città bassa) offre gradevoli opportunità: dal simpatico e casalingo Lari&Penati (Petrinjska ulica 42°, tel. 1- 4655776) al creativo Vinodol ( ulica Nicole Tesle 10, tel. 1-4811427).