CROAZIA

DOWNTOWN ZAGA: PORTAFORTUNA DI UNA CAPITALE



Sopra: interno cupola vetrata in stile sezessions

 

Zagabria aprile 2018

Come Messi per l’Argentina Mandžukić  è la Croazia. Anzi è Zagabria dove ha casa in una delle pendici della Medvednica conquistate dalla mano geometra che fanno da residenziali quinte sia al seno storico di Gornji Grad che all’otto-novecentesca “downtown”, Dolnji Grad. Che, immaginata a ferro di cavallo, venne realizzata con linee razionaliste e secessioniste scansite da verde pubblico da Milan Lenuci, tenace ingegnere urbanista croato che porta il nome (Milan) dell’attuale sindaco reazionario assai criticato dagli abitanti anche perché si sforza di apportare inutili modifiche al geniale piano di Lenuci. Che disegnò il cuore della città bassa a forma di “U”: stravagante portafortuna architettonico per uno dei capoluoghi  di provincia dell’Impero austro-ungarico.

Spra: Museo arte e artigianato

La sua originale visione fu quella di affacciare nel verde di parchi e giardini rettangolari che concretano la vocale  tracciata dove poco prima si distendevano pigri pascoli feriti  già dalla ferrovia installata nel  1862  e proprio nei pressi di quello che dal 1880 al 1941 divenne il quartiere  ebraico poi snaturato dalla deriva filonazista degli ustascia croati, le più importanti  istituzioni culturali: musei, gallerie, teatri, grandi alberghi e pure la grande stazione centrale.

Sotto a destra: Archivio oggi Biblioteca Universitaria in sile sezession

 

Nel segmento metaforicamente “vuoto” del ferro di cavallo rivolto verso la città alta, delimitato dalle vie Teslina e Masarykova, da pochi anni si allineano convenienti e modaioli locali fusion e vetrine cool frequentate durante la pausa estiva da Mandžukić, idolo e icona di Zagabria. Pedinandolo è facile parlargli perché “nonostante la fama è rimasto alla mano, disponibile alla chiacchera e all’autografo” come dice la guida  Doris Kunkera. Doris di calcio capisce poco o nulla ma è colta e organizza dei tour  letterari sulle orme della scrittrice  Marija Juric Zagorka (1873- 1957) che fu la prima giornalista politica croata autrice del ciclo di romanzi “La strega di Gric” poi virati in film e serie televisive.

Dunque l’arioso “ferro di cavallo”. Iniziato nel 1866 e quasi completato nel 1925, marca la città con platani secolari, fontane, pavillons, curatissimi parterres fioriti disegnando ben 9 piazze: Trg Zrinskog, Strossmayerov, Tomislavov, Starčevićev, Botanički (giardino botanico piccolo ma dai profumi intensi), Marulićev,  Mažuranićev e Marsala Tita.

Sopra: riflessi palazzi nella città bassa

A dividere i giardini si alternano l’esuberante Teatro Nazionale Croato, inaugurato da Francesco Giuseppe nel 1895,  con un odierno cartellone d’avanguardia e che oggi dialoga con la  nuova e cromatica Accademia musicale annunciata da una stele di acciaio dtile meridiana (modesta la facciata squadrettata, curioso il cilindro cangiante retrostante); il Padiglione dell’Arte, storico spazio espositivo del 1898 in ferro e vetro realizzato a Budapest per l’Esposizione Millenaria del 1896 e poi smontato e qui rimontato dopo due anni, il meraviglioso Archivio  di Stato oggi biblioteca universitaria che è un vero capolavoro della Sezession sorvegliato ai lati da colonne su cui poggiano 4 gufi  che sorreggono un globo, simboli e metafore della saggezza e del sapere,  l’elegante hotel Esplanade in stile tarda Sezession, il Palazzo delle Poste del 1904 funzionalista più che manierista, il palazzo della Borsa oggi Banca Nazionale sintesi di classicismo e razionalismo (1927).

 

Sopra Galleria d'arte moderna; sotto: tram nella piazza Strossmayerov

Intorno altri edifici storicisti, neorinascimentali  come il Museo d’arte e artigianato di Hermann Bollè, neobarocchi come l’Opera e poi ancora  Sezession come il Museo etnografico del zagrebino Viekoslav Bastall. Una sinfonia architettonica  equilibrata dove gli occhi eccitati dalle tavolozze di colori fioriti delle aiuole, ipnotizzati dalle sculture possenti e certe del grande Ivan Mestrovic nella piazza Strossmayera si riposano tra maschere, ferri battuti e  lesene scanalate per distrarsi sui nuovi tram blu e aerodinamici della ZET che sfrecciano silenziosi ai margini del “ferro di cavallo”.  

 

Sopra Stazione Centrale; sotto: ingresso Museo Arte Contemporanea

Quella di Lenuci fu una cifra stilistica lontana dai modelli urbanistici imposti dall’Impero che voleva  soltanto copie di Vienna. E lontana pure dagli input ungheresi, i vicini mai tanto amati dai croati perché di fatto sottomessi alle volontà budapestine  per asburgica decisione e così poco considerati al punto che ancora ai tempi della costruzione della stazione ferroviaria (1892) in stile storicista e su progetto del magiaro Ferenc Pfaff, sui treni le fermate venivano annunciate  solo in ungherese che gli abitanti poco capivano. Anzi non intendevano affatto tanto da sbagliare sempre le stazioni e scendere altrove rispetto alla meta. Tant’è, decidevano loro, gli ungheresi, e col pugno di ferro. La “lingua” croata infatti era di ceppo slavo (anche se l’ortografia tracciata nel XIX secolo dal linguista  Ljudevit Gaj  conteneva elementi cechi) ed è stata nel Novecento un po’ inventata a tavolino da forme dialettali.

Sopra e sotto: dettagli del Museo arte e artigianato

 

Sotto: interni del Teatro Nazionale

La città bassa è l’anima culturale della capitale, tra mostre, concerti e spettacoli teatrali.  Con l’ottocentesco  cimitero di Mirogoj che è uno dei più fascinosi d’Europa essendo al contempo una galleria di scultura en plein air e un parco meraviglioso (passato l’ingresso campeggia venerata una inquietante enorme lastra tombale di marmo nero dedicata a Tudjman), solo il recente Museo d’Arte Contemporanea sta isolato oltre la Sava, nella città nuova che se si esclude l’Arena  è per ora un quartiere soltanto residenziale, ma attira carovane di studenti e creativi per la selezionata collezione permanente (da Malevič allo zagrebino Damir Očko presente anche alla Biennale veneziana un paio di anni fa) e per le mostre di ricerca non pensate da curatori seriali perché nell’ex “cortina di ferro” comunque l’approccio culturale è sempre ponderato e meno superficiale che altrove.

Sopra dall'Hotel Palace giadini nella piazza Strossmayerov; sotto:cimitero Mirogoj tomba di Tudjman

 

 

Sotto: Archivio oggi Biblioteca Universitaria

 

Sotto a destra Hall del Museo d'Arte Cotemporanea


“A Zagabria, ad esempio, sono maturati diversi artisti e videomakers davvero interessanti” dice Nina Čulina del ministero dell’economia, imprenditoria e artigianato, “ma il problema è un altro: negli ultimi anni i ragazzi studiano qui e poi se ne vanno all’estero per guadagnare di più tanto che la città necessita e cerca giovani qualificati in tutti i settori e non ne trova”.
Amarezze comuni a sud delle Alpi.

Text and Photos by Andrea Battaglini

photographer and travel writer since 1978

 

NOTIZIE PRATICHE/TIPS

Come ci si arriva
In aereo al nuovo aeroporto Franjo Tudman via Zurigo o Monaco con swiss.com o lufthansa,com


Info:

infozagreb.hr

croatia.hr

 

Dove dormire
Il Palace (palace.hr) è affacciato sulla  Strossmayera al n° 10 ed è il più antico albergo della città. Rifatto ora è un comodo quattro stelle.  Vecchio stile anni Cinquanta rimodernato, piacevole e centrale,  all’hotel Jadran ( Vlaska 50,  hotel-jadran.com.hr )


Dove mangiare
Scelta esagerata, conveniente e ottima cucina che strizza un po’ l’occhio alle invenzioni fusion ovunque la Zaga Downtown (la città bassa) offre gradevoli opportunità: dal simpatico e casalingo Lari&Penati (Petrinjska ulica 42°, tel. 1- 4655776)  al creativo Vinodol ( ulica Nicole Tesle 10, tel. 1-4811427).



text and photos by Andrea Elvezio Battaglini are protected by European Copyrights Law: CDD April 10, 2016

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